Parole controsenso: laicità

Cari viaggiatori,
una delle parole che incontro nel cammino è laicità e spesso rilevo interpretazioni contrastanti. Tra le spiegazioni più significative è quella del fondatore della comunità di Bose, Enzo Bianchi.
Dice: “La positività della laicità consiste nel suo sapersi porre non come avversario della religione, non come negazione di ogni istanza spirituale, ma come spazio vigile di libertà affinché tutti, indipendentemente dalla fede professata o dal non professarne alcuna, possano operare per il bene della collettività e perseguire la propria piena umanizzazione”.
Buon viaggio

6 commenti a “Parole controsenso: laicità

  1. Giovanni Quattrone

    Il concetto di laicità, in senso politico e sociale, denota la libertà di pensiero da parte di un individuo e dell’autonomia decisionale rispetto a ogni condizionamento ideologico, morale o religioso altrui.
    Impariamo a dividere passione e razionalità.
    Un abbraccio a tutti i viaggiatori

  2. Ottavio Spolidoro

    Un contributo da “la guerra del Sacro” di Paolo Flores d’Arcais ed. Cortina editore. 2016 pag.177
    Ora, la democrazia non consiste nel misurare nudi rapporti di forza, non si riduce alla conta tra concorrenziali volontà di potenza, esige al contrario uno spazio pubblico che renda tutti con-cittadini attraverso il dovere reciproco alla persuasione per argomentazione. Senza questo dia-logos la democrazia repubblicana dilegua a vantaggio della legge del più forte, del “così perché sì’ “: oggi con i numeri, domani con i manganelli o le pallottole.
    Nessun “perché sì’ “ dunque, di cui il “perché Dio” è la versione delirante d’onnipotenza. Solo fatti accertati, logica, valori costituzionali : il di più viene dal demonio.
    Condivido totalmente.

  3. Claudio solinas

    Laicismo e laicità sono spesso usati come sinonimi io credo per significare una posizione lontana dalla chiesa o dalla religione Ma in realtà l’indipendenza della società dal condizionamento della Chiesa e cosa diversa dalla netta distinzione atta a non volere ingerenza sulla sfera religiosa privata ed per me come per l’appartenenza alla nostra istituzione come scelta “privata” personale e spirituale allo stesso tempo. Sarà per questo che in tanti anni non ho mai resto dentro nessuno😩🥴? Tra , Claudio. Vorrei sapere cosa ne pensate😘😘😘

  4. MMC

    Il concetto di laicità, come già detto da Claudio Solinas, indica certamente una distanza equilibrata tra quelle che sono istanze di fede, perlopiù ingerenti nella sfera nella morale e dell’etica, e quelle che sono le inclinazioni adogmatiche proprie della morale umana non religiosa: il laicismo è la via di mezzo, sia per che crede nel dogma della verità assoluta, sia per coloro che la rispettano, la verità assoluta, ma che non hanno la predisposizione emotiva per credere in un Dio rivelato. Fede e laicità, secondo l’opinione di una persona troppo giovane per avere argomenti in merito sufficientemente formati, non possono essere messe a confronto: la fede è un’emozione, il laicismo è una scelta. La predisposizione emotiva che porta ad avere un senso proprio della morale non è esclusiva di chi ha fede, è una caratteristica di tutti esseri umani, tranne forse degli psicopatici che non sviluppano empatia. La morale nasce infatti dall’empatia verso i nostri simili. L’etica si sostiene grazie alla tolleranza delle regole di una società, che magari può anche non piacerci. Ecco, io credo che la laicità celebri se stessa attraverso una sospensione del giudizio ragionata. Chi ha fede in una divinità rivelata può avere attuazioni laiche, sebbene queste possano apparire meno propense all’etica del dubbio, poiché ciò che pervade il fedele, in generale, è emozione pura. E le emozioni sono le crociate delle intenzioni. Per quanto mi riguarda, dubitare sull’emozioni è difficilissimo, per cui capisco chi, tra i clericali, non lascia spazio alle discussioni. Se su questo spazio potesse scrivere Kant, o un kantiano, probabilmente direbbe che ho torto, che sono un ignorante, e che dovrei studiare la Critica della Ragion Pratica. Come dargli torto. Ma cambiando prospettiva del discorso: io credo che la laicità sia “equidistanza”, sia una particella di convinzione tollerante che non si rappresenta necessariamente nell’anticlericalismo, ma che possa però diventare un pericoloso inganno per le menti più reazionarie, che dell’etica del dubbio realizzano spillette da mettere su baveri di pregevole fattura. In conclusione, la mia visione della laicità, in un primo approccio non intellettuale ma solo sensazionale (nel senso etimologico del termine) è che essa sia il punto di partenza per una visione della vita basata sulla tolleranza, che si fonda sul dubbio iniziale, sul rispetto e sul continuo mutamento delle proprie opinioni. Che poi una persona sia anticlericali, be’, non c’entra nulla con la laicità ed anzi è il suo opposto.

  5. MMC

    Il concetto di laicità, come già detto da Claudio Solinas, indica certamente una distanza equilibrata tra quelle che sono istanze di fede, perlopiù ingerenti nella sfera nella morale e dell’etica, e quelle che sono le inclinazioni adogmatiche proprie della morale umana non religiosa: il laicismo è la via di mezzo, sia per che crede nel dogma della verità assoluta, sia per coloro che la rispettano, la verità assoluta, ma che non hanno la predisposizione emotiva per credere in un Dio rivelato. Fede e laicità, secondo l’opinione di una persona troppo giovane per avere argomenti in merito sufficientemente formati, non possono essere messe a confronto: la fede è un’emozione, il laicismo è una scelta. La predisposizione emotiva che porta ad avere un senso proprio della morale non è esclusiva di chi ha fede, è una caratteristica di tutti esseri umani, tranne forse degli psicopatici che non sviluppano empatia. La morale nasce infatti dall’empatia verso i nostri simili. L’etica si sostiene grazie alla tolleranza delle regole di una società, che magari può anche non piacerci. Ecco, io credo che la laicità celebri se stessa attraverso una sospensione del giudizio ragionata. Chi ha fede in una divinità rivelata può avere attuazioni laiche, sebbene queste possano apparire meno propense all’etica del dubbio, poiché ciò che pervade il fedele, in generale, è emozione pura. E le emozioni sono le crociate delle intenzioni. Per quanto mi riguarda, dubitare sull’emozioni è difficilissimo, per cui capisco chi, tra i clericali, non lascia spazio alle discussioni. Se su questo spazio potesse scrivere Kant, o un kantiano, probabilmente direbbe che ho torto, che sono un ignorante, e che dovrei studiare la Critica della Ragion Pratica. Come dargli torto. Ma cambiando prospettiva del discorso: io credo che la laicità sia “equidistanza”, sia una particella di convinzione tollerante che non si rappresenta necessariamente nell’anticlericalismo, ma che possa però diventare un pericoloso inganno per le menti più reazionarie, che dell’etica del dubbio realizzano spillette da mettere su baveri di pregevole fattura. In conclusione, la mia visione della laicità, in un primo approccio non intellettuale ma solo sensazionale (nel senso etimologico del termine) è che essa sia il punto di partenza per una visione della vita basata sulla tolleranza, che si fonda sul dubbio iniziale, sul rispetto e sul continuo mutamento delle proprie opinioni.

  6. Stefano

    Su questo tema c’è un bel libro di Stefano Levi Della Torre, “Laicità, grazie a Dio”. Si parla di una laicità che non si ripara dalla fede con un rifiuto pregiudiziale, ma capace, al contrario, di un confronto a tutto campo e corpo a corpo con la religione e con il suo potere simbolico e politico

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