Gli Alberto Manzi dei nostri giorni

Cari viaggiatori,

ogni giorno leggiamo i racconti di insegnanti che in queste settimane cercano con tutti i mezzi di istruire gli studenti. Sono dei pionieri ma prima di loro lo è stato il maestro Alberto Manzi. Negli anni Sessanta, ogni pomeriggio, si presentava in televisione per insegnare l’italiano e l’aritmetica agli anziani che non erano andati a scuola e ai bambini che avevano bisogno di un “ripasso”.

Era una pionieristica istruzione a distanza. Mi é tornata in mente in questi giorni e l’occasione é  utile per ricordare il mitico maestro Manzi.Tra le tante belle storie di insegnanti c’è quella di un docente di liceo a Roma.

Ho letto un suo messaggio che vi ripropongo.”Non darò a tutti 10, ma non darò neppure alcuna insufficienza. Ringrazio i miei alunni per la grande lezione di maturità e responsabilità, che mi stanno dando. Ogni giorno sono con me nelle video lezioni. I loro volti, le loro voci, al computer, sono uno squarcio di bellezza e di speranza nel cielo plumbeo di questa pandemia. L’insufficienza la darò invece a me e alla mia generazione, per non aver lottato abbastanza per lasciare loro un mondo migliore, per non aver fatto del nostro meglio per impedire che questo tempo, il tempo della loro fanciullezza e adolescenza, il loro tempo, fosse loro strappato, ridotto a scampoli di esistenza in spazi chiusi. Insufficienza per il nostro egoismo, per l’incapacità di aggiungere un posto a tavola e insieme lavorare per una Terra accogliente e solidale, per aver rinunciato, in nome del profitto, al grande sogno di tenerci tutti per mano e costruire la pace. Non posso dare insufficiente ai miei alunni, quando sono io ad essere stato insufficiente. A nome mio e per conto della mia generazione, vi chiedo scusa, ragazzi!”

Buon viaggio

24 commenti a “Gli Alberto Manzi dei nostri giorni

  1. Gianni Mariani

    Credo che come sempre nei momenti drammatici del nostro Paese si manifesti la dicotomia profonda fra la “gente comune” il Popolo ed i suoi capi: i ragazzi del ‘99 sul Piave contrapposti a Cadorna; i soldati di Cefalonia contrapposti a Badoglio; i medici, gli infermieri, i “maestri”, le cassiere del supermercato, i ragazzi del delivery contrapposti ad una classe dirigente pavida ed incapace

  2. Umberto

    “Pronuncia sempre con riverenza questo nome – maestro – che dopo quello di padre, è il più nobile, il più dolce nome che possa dare un uomo a un altro uomo.”
    (Edmondo De Amicis)

    • Massimo Bianchi

      Ricordo anche io le lezioni del maestro Manzi,in una Italia che stava suturando le ferite della guerra perduta e della guerra civile.Un Paese dove analfabetismo era diffuso e dove gli italiani parlavano tra loro lingue diverse.La televisione allora contribuì a superare queste diversità. La parola Maestro mi ricorda sempre un frase ripetuta spesso nella mia Loggia dal fratello Pietro Loreti,ferroviere fiorentino ,socialista, esiliato a Livorno dal Regime:”per fare buoni Maestri ci vogliono Buoni Maestri e per fare buoni cittadini occorrono Buoni cittadini”. Speriamo che i fratelli che verranno ricordino anche noi per l’esempio che avremo saputo dare.
      Un saluto al nostro GM .

  3. Giovanni Quattrone

    Ricordo bene il Maestro Manzi, mi piaceva seguire le sue lezioni perché era un modo per confrontare ciò che avevo imparato a scuola.
    Il docente di liceo invece mi ricorda i tempi del mio liceo, erano gli anni della contestazione del ’68. Ho avuto la fortuna di avere un paio di insegnanti “illuminati” divenuti dopo due miei amici.
    La nostra generazione ha fatto da cerniera tra il dopoguerra e il presente, siamo responsabili di aver trasmesso falsi bisogni e aspettative, il tutto è dovuto. Ma qualcuno è riuscito anche a trasmettere positività, valori e sogni da realizzare. Nei nostri Templi abbiamo seminato con passione, dedizione e impegno quotidiano in nome della Tradizione e della Conoscenza.
    Ora sarà il tempo di raccolto, prepariamo il nostro futuro con consapevolezza del quotidiano.
    Socrate disse: “Il segreto del cambiamento sta nel concentrarsi, non nel combattere il passato, ma nel costruire il futuro.“

    Forza viaggiatori!
    Grazie G.M. per non lasciarci soli, la Sicilia Ti attende.

  4. Massimo La Via

    Carissimo GM, grazie. Grazie per aver ricordato con questo bel pensiero la nostra amata scuola, in questo tempo di isolamento. E grazie per aver ricordato il mitico Maestro Manzi, quelli della nostra generazione ricordano le sue bellissime lezioni alla lavagna nelle TV in bianco e nero.
    La scuola chiusa è sinonimo di mancanza, perchè essa non assolve solo alla funzione di formazione e di cultura, ma anche e soprattutto a quella di essere fondamentale palestra di umanità. Una palestra che vive di contatti, di sguardi, di sorrisi, di abbracci, di marachelle e, a volte anche, di qualche lacrime.
    Un’Umanità che purtroppo con questa quarantena non è possibile vivere, ed è alla meglio surrogata, grazie all’abnegazione del personale tutto della scuola, in qualche modo dalla didattica a distanza.
    La scuola è un mondo calidoscopico che va vissuto, perchè non esiste un’unica narrazione che lo possa rappresentare. Essa nei ricordi di ognugno di noi, raffigura il tempo della spensieratezza, dei primi impegni e anche delle prime ribellioni.
    Senza di essa noi tutti non saremmo ciò che siamo. L’auspicio personale è che questo tempo passi in fretta e che noi, che nella scuola operiamo tutti i giorni, si possa tornare a vivificare quell’esperienza unica e meravigliosa che essa rappresenta per tutto il Paese.

  5. Marcello Mersi

    Grazie Gran Masetro per le Tue riflessioni che stimolano tutti noi a riflettere in questi lunghi giorni di isolamento forzato. È proprio vero, gli insufficienti siamo proprio noi cosiddetti “adulti” che abbiamo fallito in pieno, lasciando alle giovani generazioni solo tristezza infinita e un mondo pieno di falsità, ingordigia, pericoli e una crescita interiore misera e priva di valori. Un T.F.A.

  6. Maurizio

    Troppo spesso in nome del benessere dei nostri figli e degli altri abbiamo nutrito il nostro ego, la nostra voglia di prevalere, la nostra voglia di emergere nel disprezzo degli altri, del futuro dei nostri figli e del bene comune.

  7. Pasquale Cerofolini

    Il Maestro Alberto Manzi , ” un rivoluzionario ” per le cose che è riuscito a fare negli anni particolari in cui ha realizzato quella trasmissione educativa di alfabetizzazione , si parla di quasi due milioni di persone(grandi e piccoli) alfabetizzate , grazie al programma d’insegnamento televisivo ‘Non è mai troppo tardi ‘ . Un Maestro ‘futurista nell’agire’ e nel fare , precursore inconsapevole delle “conference call”(zoom , skype, e/o altro), dello ” smart working”, …. un Maestro della vita che parafrasando i pensieri precedenti proposti dal nostro SGM Stefano Bisi , credo appropriato presentarlo come ‘ uno ‘ che è riuscito a ” Volare perchè ha osato Farlo” .

    ….. Tutto è Tutto e Tutto è Nulla ……

    Il Maestro di questi giorni odierni complicati , che nella Pulizia dei suoi Pensieri , s’interroga sul valore della sufficenza o insufficenza da dare e a chi dare , conferma la Bellezza , del proprio grande lavoro ” dell’essere e del fare” , e conferma altresì l’esistenza del Maestro e/o Maestra quale “Persona che pone il suo sapere per fertilizzare il giardino dove cresceranno dei bellissimi fiori ” …

    Due momenti , Due Maestri , come moltissimi altri/e non conosciuti/e ci sono , accumunati/e nel pensiero di Alberto Manzi , che amava dire : … chi non rispetta i ragazzi(il Presente per il Futuro) non rispetta la vita(il Tutto e il Nulla) … !

    TFA Tuo Fr. Pasquale C.

    • ALBERTO MANZI IL MAESTRO DELLA TV IN BIANCO E NERO LA MIA GIOVENTÙ I RICORDI IN UN ATTIMO HO RIVISSUTO TANTI MOMENTI TRISTI E FELICI DEL PASSATO!!!OGGI PURTROPPO IL MAESTRO DEVE SPIEGARE AI GIOVANI CHE L’INGORDIGIA È IL MALE ASSOLUTO CHE PUÒ PORTARE ALLA DISTRUZIONE DEL CREATO!!! GRAZIE G.M. DELLE TUE RIFLESSIONI UN T.A.F. GIANNI

  8. Nicola Lucchi Clemente

    Venerabilissimo Gran Maestro, Vi ringrazio per questa ulteriore occasione di riflessione interiore. Io ho una semplice e banale considerazione, che ciò che stiamo vivendo ha messo a nudo la debolezza di un mondo non vero lontano dagli uomini. Ho una grande speranza, che il dolore, la solitudine, il sentire finalmente dentro di noi la fragilità, ci porti una nuova Umanità….quella dell’uomo.
    Un affettuoso abbraccio

  9. andrea

    Grazie G.M . per i pensieri di viaggio che stimolano i Fratelli a delle riflessioni.
    Mi ricordo molto bene del Maestro Alberto Manzi uomo della mia terra : la Maremma era nato in quel di Pitgliano e come scrive una sua compaesana pittrice e scrittrice Licia Formiconi , nato nel tufo.
    Il Maestro, lo si poteva vedeva nella tv in bianco nero in un solo canale, quando la televisione si accendeva dal “trasformatore “, cosi lo chiamava mia nonna ,una scatola rettangolare con un occhio rosso.
    Una frase che citava il Maestro alla fine della trasmissione, dopo aver cercato di istruire chi poteva seguire il programma era : “non è mai troppo tardi”.
    Credo che la mia generazione non abbia ben capito l’importanza di queste parole però è da qui che dovremmo cercare di ripartire , è una flebile fiamma paragonabile al nostro testimone che rimane accesso durante i nostri architettonici lavori .
    Luce di speranza per le migliaia di giovani che dovranno affrontare in futuro prossimo prove durissime : nella scuola , nel lavoro ,nei rapporti sociali.
    Noi uomini del ragionamento che non accettiamo ne dogmi ,ne pregiudizi dobbiamo aiutare questa gioventù nel risollevare la nostra società . Grazie G. M.un TFA

  10. Giuseppe Titone

    Carissimo Stefano, ricordando il Maestro Manzi, innovatore e pedagogista rivoluzionario e anticipatore di teorie è prassi, mi hai fatto fare un salto indietro nel tempo…Ogni tanto è utile. Per qualche riflessione. Scorrendo gli eventi credo che si possa dire, quasi ovviamente, che il progresso e l’evoluzione della società avanza tra errori, ripiegamenti e scatti improvvisi, quelli, che alcuni filosofi della scienza, definiscono catastrofi. Si tratta di cambi di paradigma che è interconnessa con la capacità dell’uomo di cambiare (senza rinnegare il passato). La nostra Istituzione e noi stessi credo abbiano nel DNA questa possibilità. E quindi, nel cambio di paradigma che in questo momento è prevedibile che avvenga nella società, noi dovremmo essere protagonisti, in tutti gli ambiti del cambiamento anticipando gli eventi, come i tantissimi Fratelli che ci hanno preceduto. Come il Maestro Manzi, che sembrerebbe essere stato un Fratello oltre che nei comportamenti civili anche come Fratello d’Officina. Grazie Stefano è un grande TFA. Pino Titone

  11. Ottavio Spolidoro

    Non mi ricordo del maestro Manzi ed ho appreso chi era solo poi. La sua funzione nell’Italia di quei tempi e’ meritevole di massimo rilievo. Circa invece il maestro di oggi, che a differenza del primo, non solo è visto dai suoi studenti ma ha, grazie alla tecnica, la possibilità di vederli ho solo da seguire la sua metafora.
    È così se fossi un suo studente gli risponderei: caro professore Lei non si senta responsabile del mondo di oggi. Ognuno, Lei mi insegna, può sentirsi responsabile solo di ciò che in qualche modo e per qualche verso può sentirsi realmente responsabile. E quindi, caro professore, io non la ritengo colpevole della bomba su Hiroshima, della fame nel mondo, della guerra fredda, dell’inquinamento del pianeta è così via di tutto il caje de doleance. No, caro professore, Lei mi insegna che ritenersi responsabile di tutti i mali del mondo, sol perché si appartiene ad una generazione, significa non imputarsene nessuno.
    No, caro professore la sue responsabilità sono altre: l’aver consentito che il ruolo dei docenti sia stato assolutamente svalutato nella nostra società, che nel nostro Paese la cultura non sia stata considerata per la sua importanza, che lei, come tanti italiani, ha sostenuto una classe politica che ha sempre relegato la cultura ad un ruolo marginale, che l’insegnamento fosse subordinato a pastoie burocratiche insopportabili; Lei, caro professore ha consentito nel nostro Paese una supervalutazione in termini di retribuzione di coloro che si occupano della rottura del contratto sociale e non già di chi, come Lei si occupa della costruzione dei cittadini. Caro professore, ancora, quando si è accorto che morte erano le ideologie insieme a tanti ha votato chi faceva della mancanza di professionalità e competenza un titolo di merito senza accorgersi che ormai la classe politica era completamente asservita al potere economico e finanziario. Caro professore Lei è stato molto buono con se stesso ma lasci a me giudicare come anche il suo sogno di una scuola nuova sia miseramente fallito perdendosi su faccende tipo crocifisso si crocifisso no laddove invece il problema era di mettere in ogni classe la Bibbia il Vangelo ed il Corano.
    Caro professore Lei metta a noi il voto che meritiamo e non usi queste retoriche che fanno torto a Lei, ai suoi sogni, alle sue battaglie perché così, noi capiamo che ha perso perfino l’illusione del sogno, del volo. Caro professore, una cosa invece può fare e deve fare: difendere la sua dignità e la nostra dignità perché possa dirsi civile solo un paese che tuteli davvero la cultura ed il sapere, Lei deve cioè continuare a tentare di spiccare il volo, tentare ancora il sogno perché sa, caro maestro, vedendo Lei che tenta il volo impariamo a volare anche noi.

  12. Raoul Ceccuti

    Grazie carissimo Stefano, grazie per aver riportato alla mia mente un meraviglioso ricordo della mia infanzia, il Maestro Alberto Manzi con la sua lavagna e la voce pacata rivolta a tutti. In un paese con antichissime tradizioni, come il Giappone sembra, ma non è cosa sicura, che le uniche persone che non hanno il dovere di inchinarsi di fronte al loro Imperatore siano gli insegnanti. La motivazione sarebbe che senza insegnanti non vi sarebbero imperatori. Al di là di questa storia rimane un grande rispetto per questo educatori. Mi piace pensare che in Giappone, una persona, come il Maestro Alberto Manzi avrebbero potuto sedersi accanto all’Imperatore. Grazie ancora, Stefano, per questa e le altre che ci doni in questi momenti di mancanza dei fraterni abbraccio. Un TFA. Raoul

  13. Aldo Cozzi

    Caro GM, la mia generazione ’54 e’ quella forse a cavallo fra un dopoguerra duro e un mondo in ripresa ; da bimbo percorrevo l’autosole da Parma a Firenze , per vedere la colomba in piazza duono, e incontravano o vedevamo tre, quattro auto….mi ricordo il maestro Manzi, che seguivo solo per vedere e stare davanti alla TV , andavo già a scuola…non mi serviva per imparare , ma l’uso di quello strumento , ora trovi ,innovativo per i tempi , usato anche per cultura, per legare un paese diviso fra nord e sud, …quello strumento , la TV , era Usato, non abusato ,non disusato . Perfino la pubblicità’ chiamata reclam , era cultura con un carosello cinematografico e teatrale , con loghi che sono rimasti icone dell’arte….. La nostra società’ , e lo vediamo ora, ha per lungo tempo usato il progresso tecnologico ed informatico ,dei media per disinformare, dividere creare imperi autoreferenziati economici e culturali ; creare e lasciare spazi importanti nella vita sociale a giochi che fomentano odio e distruzione, e a volte peggio. Per questo , io credo, che l’obbligatorietà di un uso quotidiano di strumenti in gran parte usati , solo fino ad ora ,non per scopi cultuali ne didattici, possa fare si che tutti noi implementiamo l’uso di queste tecnologie moderne…per scopi sociali e culturali , che mettano in rete si, le persone , ma per renderle migliori…..

  14. Massimo Bianchi

    Ricordo anche io le lezioni del maestro Manzi,in una Italia che stava suturando le ferite della guerra perduta e della guerra civile.Un Paese dove analfabetismo era diffuso e dove gli italiani parlavano tra loro lingue diverse.La televisione allora contribuì a superare queste diversità. La parola Maestro mi ricorda sempre un frase ripetuta spesso nella mia Loggia dal fratello Pietro Loreti,ferroviere fiorentino ,socialista, esiliato a Livorno dal Regime:”per fare buoni Maestri ci vogliono Buoni Maestri e per fare buoni cittadini occorrono Buoni cittadini”. Speriamo che i fratelli che verranno ricordino anche noi per l’esempio che avremo saputo dare.
    Un saluto al nostro GM .

  15. Giampaolo Pagiotti

    Si parla di tanti pionieri in questo momento, si trascura la scuola. La scuola composta dei veri eroi di questi giorni insegnanti mal pagati tagli continui alla loro sopravvivenza fatta da politici che intenti a coltivare il proprio egoismo non comprendono che i giovani sono il futuro della società, la loro preparazione sarà il futuro dell’italia. La nostra patria frutto del sangue dei nostri nonni e padri non deve essere abbandonata da coloro che ci governano. Finalmente diano esempio leggano cosa facevano i padri della costituzione. E diano una svolta alla nostra patria che ha insegnato al mondo arte e cultura.
    Diano energia e dignità a questa classe lavoratrice, gli insegnanti.
    Grazie GM sempre attento a dare insegnamenti che sembrano semplici, ma nascondono la vera energia che l’uomo necessita. La fiducia

  16. Pierfrancesco del Mercato

    “Non è mai troppo tardi” la frase di Manzi diventata simbolo di un’Italia che voleva crescere. E l’analfabeta sapeva che per crescere doveva imparare.
    Oggi è sempre più diffuso invece un altro concetto: “studio? E che studio a fare! Tanto il diploma o la laurea me lo compro al diplomificio di turno o all’università telematica”.
    Grazie Gran Maestro per averci ricordato che lo studio deve essere la via del successo e lo strumento della crescita personale e della società.
    Purtroppo questa società ha svilito il concetto di studio.
    La promozione, il titolo di studio è considersto un diritto e non il riconoscimento di una qualificazione. La scuola non boccia più. Sono tutti bravi.
    Ai miei tempi, prima del ’68, le bocciature fioccavano e i bocciati spesso vivevano la bocciatura come la frustata a migliorare, a dimostrare di non essere inferiori ai promossi. Oggi è tutto appiattimento.
    No anonimo professore di liceo. Non chiedere scusa ai giovani. Chiedi scusa ai bravi che hai confuso con gli ignoranti, a tutti i giovani cui hai tolto la voglia di migliorarsi.
    Manzi si rivolgeva agli analfabeti che volevano imparare, le scuole serali si rivolgevano agli operai che volevano imparare a leggere e scrivere e che sacrigicavano il giusto riposo dopo una giornata di lavoro.
    E che modelli offriamo noi?
    Se il nostro compito di massoni è di pensare alla società del futuro che Manzi ci faccia riflettere.

  17. MARCELLO BELLINI

    Venerabilissimo ed Illustrissimo Gran Maestro , grazie per avermi ricordato uno spicchio della mia adolescenza , parliamo dei primi anni 60 dove la TV stava entrando nelle case degli Italiani , i miei ricordi vanno alla famosa trasmissione “Non è mai troppo tardi” del MAESTRO Manzi il periodo storico era quello postbellico/ripresa economica dove l’analfabetismo era ancora fortemente presente , ricordo la paziente opera del maestro Manzi che spiegava più o meno le stesse cose che io poco tempo prima avevo apprenso a scuola essendo del 1954

  18. Luca Dragani

    Avevo 4 anni ed ho imparato a leggere e scrivere con lui.
    Grazie per il ricordo. E grazie per il contributo a favore degli insegnanti.

    TFA

    Luca Dragani

  19. Gilberto Micaelli

    Amarezza e Speranza ecco i due sentimenti che mi assalgono. Amarezza per come abbiamo lasciato che la scuola, intendendo Insegnanti, Strutture e Strumenti, venisse considerata con marginalità, Speranza perché esistono persone come lo è stato il Fratello Manzi che sanno mettere a disposizione dell’Umanità quei valori che nelle nostre Logge coltiviamo con passione.

  20. luca salimbeni

    Ill.mo e Ven.mo GM, grazie del Tuo post. Bellissimo. L’insegnamento che ci pone davanti è che il Maestro non deve insegnare pensieri ma deve insegnare a pensare. Cosa molto complessa. Questo perchè i ragazzi hanno bisogno dell’aiuto altrui per vivere e comprendere,gli adulti solo per vivere bene. Gianni Rodari diceva “vorrei che tutti leggessero non per diventare letterati o poeti ma perchè nessuno sia schiavo”. Insegnamento come missione,come amore di trasmettere cultura, non come atto punitivo. Insegnamento,che nella psicologia, deve far divenire a tal punto responsabili degli altri da dimenticare sè stessi. Come l’insegnante ha dimostrato, essere per l’altro è essere buono. La cultura… ciò che fa si che l’uomo non sia solo un incidente dell’universo. Se ognuno fa qualcosa,come l’insegnante,il medico etc.. ,allora si può fare molto,tutti insieme.Oriana Fallaci diceva ” io so che esistono cose ancora più grandi di una persona o dell’amore per una persona. Ad esempio un sogno. Ad esempio una lotta. Ad esempio una idea”. Tutto ciò in virtù di una vita degna di essere vissuta come missione e fratellanza per il prossimo. Caro GM, purtroppo c’è chi dona tanta luce agli altri da ritrovarsi senza nemmeno una scintilla per illuminare il proprio buio. Infatti, l’uomo superiore comprende ciò che è giusto, l’uomo inferiore comprende solo ciò che gli sarà utile. Questo Professore mi ricorda molto Don Milani,il prete giusto,dei poveri,dei dimenticati,dei bambini lasciati alla loro ignoranza. Gli uomini con superbia non fanno mai nulla di sostanziale per paura degli ostacoli, i mediocri si fermano e cambiano strada se sopraggiungono le difficoltà,gli uomini di sentimento non abbandonano mai,per nessuna ragione,l’impresa assunta,
    “La vita è MISSIONE e quindi il DOVERE è la sua legge SUPREMA”. G. Mazzini
    Un grande TFA

  21. Giacomo Priolo

    Carissimo Gran Maestro e fratelli tutti , non ricordo il Maestro Manzi ne ho solo sentito parlare e letto quanto avete scritto saggiamente e sapientemente su di lui. Certamente un innovatore e un “MASSONE” , non fosse altro per la passione messa nel cercare di recuperare, a milioni di Italiani , uno svantaggio di alfabetizzazione primaria atavico. Credo che non ci debba addossare o attribuire colpe .Siamo tutti responsabili dell’avere contribuito allo sfacelo culturale, sociale e soprattutto Morale del nostro paese.Il viaggio ora,per noi , fratelli,è ancora più lungo, più tortuoso, non credo torneremo col petto in fuori come i nostri fratelli del Risorgimento, del resto non avremmo il coraggio,ma sicuramente dovremmo sforzarci di andare al di là dei nostri limiti e riflettere sulla via che abbiamo intrapreso. Dobbiamo riappropriarci della Libertà, non di fare ciò che a ognuno aggrada, ma intesa come rispetto delle regole e dei” FRATELLI” non solo i massoni, ma dell’UMANITA’, del vicino, del sofferente, così come il Maestro Manzi ha fatto circa sessant’anni fa. Per voi tutti il T.F.A.

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