De Crescenzo e il cardinale Martini

Cari viaggiatori,
proviamo a fare un’operazione all’apparenza ardita, quella di trovare qualche punto di contatto tra Luciano De Crescenzo e il cardinale Carlo Maria Martini. L’ingegnere-filosofo diceva che “il punto interrogativo è il simbolo del bene, così come l’esclamativo è il simbolo del male. Quando sulla strada vi imbattete nei punti interrogativi, nei sacerdoti del dubbio positivo, allora andate sicuro che sono tutte brave persone, quasi sempre tolleranti, disponibili e democratiche. Quando invece incontrate i punti esclamativi, i paladini delle grandi certezze, i puri della fede incrollabile, allora mettetevi paura perchè la fede molto spesso si trasforma in violenza”.

Un uomo di fede era il cardinale Martini ma “la sua cultura non gli permetteva sicurezze inossidabili, il muro contro muro, caro a chi non ha dubbi” ricorda Armando Torno. Quindi il cardinale Martini, per usare le categorie di De Crescenzo, era un punto interrogativo, simbolo del bene. Ne hanno avuto la riprova coloro che nel corso degli anni hanno seguito sul Corriere della Sera una rubrica di lettere alle quali rispondeva il cardinale. Ricordo uno scambio di battute tra Martini e un non credente. Quest’ultimo scrive: “Quella cosa bellissima che è la vita non ha potuto crearla nessun altro che un essere straordinario”.

La risposta: “Nonostante la differenza tra il mio credere e la sua mancanza di fede siamo simili, lo siamo come uomini nello stupore davanti al creato e alla vita”. Sì, un punto interrogativo, simbolo del bene.

Buon viaggio

9 commenti a “De Crescenzo e il cardinale Martini

  1. Gabriele

    Raramente ho incontrato un ateo (a suo dire) che nell’estremo momento del bisogno non abbia implorato l’aiuto di Dio. Forse, non esistono punti esclamativi.

  2. Giovanni Quattrone

    Non amo i punti esclamativi, esprimono il senso dell’arroganza, annullano il libero pensiero. Preferisco i punti interrogativi, esprimono il dubbio e possono migliorarmi.
    Ho conosciuto uomini di fede con cui dialogare intensamente.
    Scelgo gli amici che migliorano la nostra vita. Con loro non ci si annoia mai e ci fanno sentire amati per quello che siamo. La ragione è semplice: li scegliamo noi”.
    Buona giornata a tutti e Grazie Ven.mo Gran Maestro.

    • Massimo

      Non credo si possa distinguere in modo così netto la valenza del punto interrogativo e di quello esclamativo. Cadremmo nella trappola del dualismo, sempre pronta a prestare il fianco a nuovi dogmatismi. In realtà, i punti interrogativo ed esclamativo presentano una duplice valenza, come i simboli. Se il punto esclamativo ha una valenza negativa quando chiude un’asserzione che non ammette repliche, ottusa e fanatica, esso acquista un significato positivo quando è esclamazione di stupore, di meraviglia davanti alla bellezza, alla forza, alla sapienza che sostanziano e danno senso alla nostra vita. Avere la capacità dello stupore e della meraviglia, propria dei fanciulli, è il terreno fertile su cui nasce il punto interrogativo, che è ricerca costante. D’altra parte, il punto interrogativo, espressione di sfiducia nei confronti dell’Altro, chiude le porte all’amore, all’amicizia, alla fratellanza, all’accoglienza. Credo che i due segni siano complementari. Il vero punto interrogativo nasce da un’esclamazione di meraviglia. La meraviglia nasce dal famoso “perché?”, che ci rende simili ai bambini, i quali, guardando il mondo con occhi pieni di stupore, non smettono di chiedere perché.

  3. Federico (E. Fermi. Oriente Pisa)

    Grazie Stefano.
    Venerabilissimo Gran Maestro
    Plinio il Vecchio avrebbe commentato il punto esclamativo ribadendo un suo concetto:
    La sola certezza è che niente è certo e che nulla è più misero o superbo dell uomo.

  4. Ottavio Spolidoro

    Un po’ di anni fa, avendo sostenuto un acceso confronto con un collega fervente cattolico e per giunta amico di un importante rappresentante della Curia, ricevetti in dono un libro. Orizzonti e limiti della scienza. Decima cattedra dei non credenti di Carlo Maria Martini pubblicato per i tipi di R.Cortina Editore del 1999. Il dono, graditissimo, non recava dediche ma proveniva pur sempre dal mio interlocutore, acceso dal fatto che, a suo dire, non potesse in alcun modo considerarsi valida una posizione come la mia, di voler ragionare in materia di religione. Il libro conteneva quindi un aculeo, perché in una concezione a suo dire kantiana, la scienza fosse il punto debole. Così non era e non è secondo il mio punto di vista, che peraltro, ebbi modo di esporgli, e, tuttavia, quel dono mi consenti’ di approfondire. La cosa che mi colpì furono quel sottotitolo: decima cattedra dei non credenti e le parole del Cardinale di cui, in seguito, avrei acquistato un altro libro per me importante.
    Quel dialogo utile a “divenire più pensanti” e soprattutto l’intenzione di creare uno “stimolo alla riflessione su se stessi e sul proprio cammino con il coraggio di mettere in questione sicurezze troppo superficiali o troppo facili” ed ancora quel “dare voce al credente ed al non credente che sono in noi e che mossi dalla meraviglia permettono di emergere alle domande che spesso restano silenziosamente inerti nel fondo della coscienza”, molto mi colpirono. Scoprire un metodo di dialogo in un mondo che ritenevo del tutto alieno a quella metodica cara invece, all’illuminismo ed alla sua arte della conversazione, mi colpì molto. Scoprii anche di più; vi era addirittura una sorta di roulette della fede: l’etsi deus non daretur ( e se Dio non ci fosse?) da applicare alla vita quotidiana, ad esempio : e se Dio non ci fosse sarebbe possibile fare il male? Lì la risposta la tenevo pronta: no, la legge morale.

  5. Santino Rizzo

    L’uomo del dubbio, il punto interrogativo, rappresenta la cultura, la comprensione, l’umanità e l’umiltà.
    L’uomo della certezza, il punto esclamativo, rappresenta
    l’ignoranza, la superbia, l’arroganza e la presunzione.
    Purtroppo oggi prevalgono i punti esclamativi, ecco il livello della nostra società.
    Grazie illustrissimo e Venerabilissimo Gran Maestro per la vostra vicinanza ed attenzione che ci dimostrate .

  6. Alfonso Molea

    Grazie, G.M..
    Ancora un tassello, ancora un mattone nella continua fluttuosità del compasso che tanto fatica ad estendere il suo raggio d’azione.

  7. Massimo La Via

    Caro GM, non è un accostamento ardito, anzi, lo reputo molto interessante e foriero di interessanti e proficue riflessioni.
    Tra dubbio e certezza De Crescenzo, valorizza il portatore del dubbio come uomo che si pone domande e quindi incapace di rispondere positivamente alle logiche di un ferreo dogmatismo, spesso portatore di sconquassi sociali. Quindi il dubbio non è più quella condizione di immobilità e di sospensione del giudizio tale da non portare a nessuna certezza. Anzi, il contrario. Infatti, già Cartesio decide di servirsi del dubbio, trasformandolo da debolezza a punto di forza, rendendolo la premessa per una conoscenza certa e indubitabile. Il dubbio, quindi, come sponda del bene, la certezza quale potenziale alfiere del quel male nascosto tra le sue pieghe.
    E il Cardinale Martini? Martini è stato un uomo che con la sua verità ha attraversato i sentieri del dubbio come tanti di noi. Non ha mai usato la sua certezza istituzionale come il suo status richiedeva. Bensì ha rappresentato l’uomo dell’incontro e dell’ascolto, lontano dalle miserie umane che tutt’oggi ancora attraversano quel potere temporale che arranca e che non vuole essere superato, tantomeno vuol perdere i suoi privilegi morali e materiali. Uomo del dialogo e della comprensione favorì la resa delle BR a Milano, come non dimenticare che il 13 giugno del 1984 quando don Luigi Melesi, ai tempi cappellano del carcere di San Vittore, insieme a un brigatista guidò una macchina con all’interno quattro borsoni pieni di Kalashnikov, bombe a mano, pistole e fucili, all’arcivescovado di Milano. Le BR consegnarono al Cardinale Martini le armi quale unico interlocutore riconosciuto, il che dice tutto sulla statura umana e morale dell’uomo.
    Sicuramente la lezione di Martini, silenziosa e senza clamori, fatta di umiltà e di ascolto, di comprensione e di abbraccio, di riconoscimento dell’altro e di carità silente, attraversa le pieghe della storia lasciando i suoi frutti nelle tante testimonianze dei protagonisti.
    Essere più che apparire, fare piuttosto che dire. Questi sono i punti focali di orientamento del pensiero e della prassi dell’uomo del dubbio, di colui che sa che certe certezze, ideologiche e morali, possono essere pericolose per sé e per gli altri.

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