L’edicola in…mascherina

Cari viaggiatori,

era da tempo che non vedevo le persone in coda alle edicole. È successo negli ultimi giorni in Toscana grazie a una intelligente iniziativa di distribuzione gratuita delle mascherine.

La Regione, in sinergia con il quotidiano La Nazione, la Poligrafici Editoriale e le agenzie di distribuzione dei giornali, ha deciso di proseguire la consegna delle mascherine attraverso le edicole. In due giorni ne sono state consegnate più di un milione e mezzo. Un’operazione che ha un alto valore sotto molteplici aspetti: da una parte si contribuisce all’attività di protezione della salute e dall’altra si rivitalizza un luogo di socialità quale è sempre stato l’edicola. Si tratta di un benefico intreccio tra enti pubblici e privati accomunati dall’emozionante e coinvolgente slogan “il privilegio di fare qualcosa per gli altri”.

Con un po’ di fantasia si possono fare tante cose belle insieme e in questa iniziativa c’è anche un ritorno al passato per le edicole, come luogo di socialità. Dal giornalaio si andava per comprare il quotidiano ma anche per parlare, per sapere le ultime notizie sulla vita cittadina e qualche pettegolezzo su questo o quel personaggio. E, soprattutto nei paesi, all’edicola si trovava di tutto, dai quaderni di scuola alle sigarette, i giocattoli e perfino la frutta e la verdura. Pensate, il primo giornalaio che ho conosciuto faceva il calzolaio a Taverne d’Arbia. Mentre risuolava le scarpe ti consegnava il giornale e le figurine Panini. E poi Linda dell’Arco dei Pontani e l’Aliciati in piazza del Monte, due storiche edicolanti di Siena in amichevole concorrenza e da cui ti dovevi fermare per avere una notizia in più e conoscere i gusti dei lettori. Per le edicole quindi c’è un ritorno al passato che potrebbe segnare un bel punto a favore per il loro futuro.

Buon viaggio

8 commenti a “L’edicola in…mascherina

  1. Maurizio

    Grazie Venerabilissimo Gran Maestro leggendo il tuo articolo mi sono tornate in mente le domeniche della mia infanzia. Tutte le domeniche mattina verso le 9,30 il mio babbo mi portava alla chiesa per il catechismo e per le funzioni religiose. Nel frattempo lui, non credente, andava alla sede del partito dal quale, immancabilmente, tornava con “l’unità “ sotto braccio. Finite le funzioni religiose dovevo acquistare “famiglia cristiana “ per la mia mamma ( se mi dimenticavo era quasi peccato e il prete ci poteva rimanere male). Subito dopo tappa obbligatoria era l’edicola per acquistate le figurine panini, era un luogo di ritrovo per noi ragazzi, che ne approfittavamo per scambiarsi i doppioni, ma anche per gli adulti che nel frattempo facevano quattro chiacchiere e discutevano di scioperi e di politica e poi di corsa a casa per il pranzo della domenica. Non ho mai visto la mia mamma leggere “Famiglia cristiana” e il mio babbo “l’unità “ . Buona domenica a tutti.

  2. Massimo Bianchi

    Da tempo le edicole sono in crisi. Le nuove generazioni dicono che i giornali si leggono sui nuovi strumenti .Mi ricordo che per noi la mattina era rituale comprare i giornali,la cui lettura era necessaria ad esempio per chi si occupava di politica o amministrava il territorio.Livorno ha una particolarità:il Tirreno ,fondato e diretto per decenni da nostri fratelli,e’ la nostra Gazzetta Ufficiale.Quello che non riporta…..non è avvenuto.Per anni la notte andavamo nella tipografia a vedere le linotaipe e assistevano alla composizione del giornale.Attendevamo l’uscita e l’inchiostro era ancora fresco.
    Direbbe Petrolini”tempi andati di guerrieri si prodi”.
    Speriamo che la distribuzione delle mascherine sia un ricostituente per ridare forza ad una bella tradizione.
    Non è solo nostalgia dei luoghi di incontro dove siamo cresciuti ,come le sezioni o i circoli culturali e ricreativi,ma la convinzione che in qualche modo e da qualche parte c’è necessità di riaggregarsi .Oggi prevale un distacco dalla vita associativa. Sono convinto che anche noi ,personalmente e come Istituzione, ne trarremmo giovamento.
    Un saluto al GM e ai fratelli.

  3. Ottavio Spolidoro

    Il mio giornalaio era stato uno strillone e con tanti sacrifici era riuscito a mettere su un’edicola nei giardini vicino al Teatro Verdi di Salerno. L’edicola era piccola ma lui era ordinatissimo. 150 lire per il corriere della sera di papà e Oggi per le zie e l’immancabile settimana enigmistica per zio. Li lì accompagnavo e “scappavano” le figurine con i doppioni da scambiarsi a scuola( Pizzaballa non usciva mai) e poi Topolino e le avventure di Kit Karson ed i suoi rangers alle prese con il perfido mefisto.
    Poi morto lui i figli riuscirono ad avere dal Comune una bella e grande edicola in stile ma lì non bastò più. Non erano per nulla ordinati e tutta la bella edicola con i vetri era un disastro di vecchi giornali ed era divertente sbirciare Playboy vicino a calendari di Chiesa. E così come nella bella storia del tesoro lasciato ai figli di Voltaire l’edicola passò di mano ad un semplice più ordinato edicolante proprio mentre cambiavo residenza per diventare cliente del mitico Pierino al Corso. Oggi quei ragazzi figli del vecchio edicolante lavano le scale nei palazzi. Li ho visti e mi dispiace assai ma li saluto sempre con il volto del bambino che implorava il loro papà, quasi fosse dotato di un magico potere nella scelta delle bustine dei calciatori:” ma pizzaballa e Rivera me li fai uscire?
    Grazie Gran Maestro
    Buona domenica compagni di viaggio.

  4. Fiorenzo Belelli

    Carissimo Stefano, grazie per questa tua suggestione. Il fascino dell’odore della carta stampata è insostituibile. A me piace leggere il giornale di carta così come mi piace leggere il libro “vero”. Trovo che gli strumenti tecnologici, tipo e book, tolgano l’anima e i sentimenti che trasmettono un buon libro e un bel giornale. Sono in generale favorevole alle innovazioni, ma i giornali e i libri preferisco toccarli e “sentirli”. Così come i Fratelli, che in questo straordinario e strano periodo ho potuto sentire e vedere solo via telefono WhatsApp o Zoom. Il contatto, con tutto ciò che trasmette passione, sentimento e riflessione è essenziale.

  5. Enrico Pellegrino

    Il calore dei gesti quotidiani. Quei gesti che scandivano il tempo, un tempo sempre prezioso e mai sufficiente. Un rituale magico per i bambini, un rituale quasi liberatorio per gli adulti. Un momento in cui tutto intorno a noi assumeva un altro colore; un colore rilassante di cui oggi io sento la mancanza.

  6. Raffaele Macarone Palmieri

    Ricordare la funzione delle edicole dei giornali, caro Stefano, in questa fase post 1 della pandemia COVID19 ti rende merito perché dimostra una sensibilità particolare per ricordare a tutti il problema della crisi della carta stampata in Italia e di tutta la filiera a monte e a valle, comprese le edicole.

    Certamente, come hai ricordato, le edicole costituiscono e hanno costituito luogo di incontro sociale -soprattutto per i meno giovani – e presidio territoriale, fanno parte integrante e centrale della struttura urbanistica delle nostre città, nessuna piazza ne è priva, insieme al bar, la tabaccheria, la farmacia, la banca ed il vicino negozio dei fiori…costituisce il centro pulsante della vita di quartiere.

    La crisi della editoria ha comportato, fino ad inizio 2020, una perdita significativa della vendita dei quotidiani, nettamente superiori alle 2 cifre percentuali, e delle riviste fino al 50% e oltre, con ripercussioni anche nella sopravvivenza delle edicole che, secondo dati delle associazioni di categoria, hanno chiuso battenti nel 2019 con una media di 4 al giorno. Nella seconda metà di gennaio 2020 una elegante e garbata manifestazione di sensibilizzazione dei cittadini in 20 città italiane, con altrettante edicole aperte durante tutta la notte, non ha prodotto i benefici sperati a causa anche dello scoppio della pandemia COVID19 che ha aggravato il problema per la ulteriore riduzione della vendita al pubblico per il lockdown e per la consolidata abitudine dei lettori, trattenuti a casa, a leggere giornali on-line.

    La riconversione e il rilancio dei servizi e delle attività delle edicole è improrogabile…l’associazione dei gestori ha promosso una indagine conoscitiva che ha dato risposte tra l’affascinante e l’irrealizzabile, tra il fattibile e, purtroppo, anche messaggi negativi di chiusura.

    Bene ha fatto la Regione Toscana ad incentivare il riavvicinamento degli abitanti di un quartiere alle edicole, mediante la distribuzione gratuita delle mascherine, nostre compagne di vita per qualche mese ancora…anche per riprodurre la funzione sociale delle edicole stesse. Ottima iniziativa, da associare anche alla fornitura di informazioni corrette su quali, su come, su quando utilizzarle, perché alcuni nostri concittadini danno prova di bizzarria d’uso…sotto il naso, sotto il mento, attorno al collo, trendy pendule da un orecchio, al braccio, per dirne alcune.
    Ah, les Italiens!!!

  7. salimbeni luca

    Ill.mo e Ven.mo GM, ai tempi del coronavirus, della chiusura obbligatoria di alcune attività commerciali e del tempo di cambiare le nostre abitudini, mi sono chiesto se i cittadini hanno rinunciato o meno al diritto all’informazione, soprattutto quella cartacea che è stata soppiantata da quella per via web e che ha portato, almeno a Firenze, ad una crisi del settore edicolante, con numerose chiusure di attività. Con la lodevole iniziativa del regalo delle maschere protettive, abbiamo, secondo me, invece capito che le edicole rappresentano un punto fermo nella nostra geografia urbana, luoghi di riferimento che tracciano la mappa dei nostri quartieri. E si è aperto gli occhi sulla loro fondamentale importanza. Si è rivaluatata l’edicola come luogo identitario, rappresentante del tessuto urbano, e non solo, che si sta sgretolando troppo velocemente. Le edicole svolgono una funzione di interesse pubblico: nei piccoli paesi rappresentano un presidio sociale come le poste e il bar, mentre nelle città, rappresentano un punto di riferimento del quartiere,un luogo ove ritrovare il senso di città e comunità. E ciò è molto importante oggi, dove si parla molto di rigenerazione urbana quale processo necessario a restituire alla collettività beni immobili non utilizzati più o abbandonati per incidere positivamente sui livelli di inclusione sociale e di integrazione. E in questa riflessione mi ha fatto male vedere chiuse le edicole. Chi si propone di rigenerare i territori sa che deve invertire questa tendenza e allora bisogna puntare a valorizzare quei luoghi al centro di scambi e di relazioni, come le edicole, che rappresentano dei “punti di contatto” capaci di generare esternalità positive per la vita della comunità e dare così risposta a nuovi bisogni sociali. Le edicole sono luoghi di abitudini consolidate delle nostra quotidianità, dove le persone vanno regolarmente, spesso acquistando lo stesso giornale che l’edicolante si ricorda puntualmente quale sia. Perchè il giornalaio ( termine toscano) ha un rapporto di fiducia con le persone,è l’amico di quartiere che conosce in anticipo il giornale che stai cercando o che ti sa aiutare nella scelta. Inoltre,aspetto secondo me importante, l’edicola, il chiosco dei giornali, sono aperti sulla strada o sulla piazza, sono finestre sulla via della comunità. Le persone che ci lavorano, conoscono gli angoli delle vie, osservano la gente che passa, sono sempre presenti così da rappresentare una sicurezza. Quando una edicola chiude,una strada o una piazza si impoveriscono di quel capitale relazionale di cui la nostra vita collettiva ha stringente bisogno. Ecco allora, che bisogna investire sulla “identità dell’edicola” investendo sulla sua vocazione “sociale” fino a farne un luogo di presidio delle relazioni civiche e di servizi ad alto impatto sul benessere collettivo. Alcuni, al passo con i tempi, hanno trasformato l’edicola o il chiosco in un luogo di incontro e di dibattito,trasformandosi in un’agorà della politica in cui gli appuntamenti informali diventano momenti di aggregazione. Concludendo, tutto ciò che è innovativo per rilanciare questo settore, come la lodevole iniziativa delle maschere protettive, non può che non portare ad un incentivo ed ad una ripresa di questa fondamentale attività lavorativa. Con il tfa Luca Salimbeni

  8. Pasquale Cerofolini

    Cari Viaggiatori e caro SGM ,
    riflettendo sul significato etimologico della parola , trovo Edicola e-dì-co-la – :
    °Piccolo tempio che accoglie una statua , °Tabernacolo, °Chiosco che vende giornali.
    °dal latino aedicula, diminutivo di aedes ‘locale con focolare, ‘ e ‘tempio’.
    Questa parola ‘Edicola’ , invita noi ad un percorso interessante , che va … da uno spazio con focolare(luogo dove scambiare assieme idee , esperienze , notizie, ) … ad un’architettura sacra … al luogo per la rivendita di giornali , libri , e quant’altro .
    Guardare e ricordare l’edicola e l’edicolante nello spazio ristretto del proprio lavoro , è un pensare triste a numeri ad oggi in negativo , negli ultimi 30 anni, milioni di copie vendute in meno , di quotidiani, riviste e fotoromanzi e poi la perdita di 20.000 edicole su 30.000.
    Guardare e ricordare cosa rappresenta ed ha rappresentato l’edicola e l’edicolante , è altra cosa ; gli edicolanti presidiano il loro territorio , conoscono i luoghi, angoli e persone , costituiscono con la loro edicola una zona di civile socialità , non solo per il valore della lettura, ma per il fatto che l’edicola crea comunità, unisce le persone , riscalda il vivere quotidiano di una zona cittadina o del piccolo paese .
    Salutiamo con calore tutto quanto può e deve essere fatto per la loro possibile continuità .
    Buon Viaggio .
    TFA vostro Fr. Pasquale Cerofolini

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