La finestra e la stanza

Cari viaggiatori,
il Dalai Lama ci ricorda che “questa è un’epoca dove tutto viene messo in vista sulla finestra, per occultare il vuoto della stanza”.
Buon viaggio

12 commenti a “La finestra e la stanza

  1. Dario Seglie

    Già, l’occultum lapidem non si può esporre alla finestra !
    Grazie Stefano per farci riflettere.
    Dario Seglie

    • Maurizio

      “Abbiamo case più grandi ma famiglie più piccole… Più opportunità ma meno tempo.. Più istruzione ma meno buon senso … Più conoscenza ma meno senso critico… Più esperti ma più problemi.. Più medicine ma meno benessere …. Siamo andati e tornati dalla luna, ma facciamo fatica ad attraversare la strada per stringere la mano ad un uomo vicino……”

  2. GS

    Che importanza ha essere vissuti per tanti anni, se un giorno solo ci fa capire che non ci resta niente? (E. Flaiano, 1960)

  3. Massimo Andretta

    È l’eterno dilemma tra l’avere (ciò che si pone sulla finestra( e l’essere (costituito dal contenuto della stanza, ben più difficile da realizzare e sistemare)

  4. Pasquale Cerofolini

    Cari Viaggiatori
    Caro SGM Stefano

    Mío padre un giorno( uomo intelligente e semplice – era un minatore e padre di 5 figli ) , in cui da piccolo , mi lamentavo, e , indicavo con il dito indice della mano delle cose che avevo visto e desideravo [ La Finestra ] , per risposta mi fece notare la mia mano , che mentre il dito índice indicava , il.dito medio , il dito anulare, il dito mignolo , erano rivolti verso di me , come a dirmi se ció che vedevo e desideravo, era in equilibrio con ció che meritavo [ il Vuoto della Stanza – ¿ eventualmente da riempire ? ] .

    TFA e grazie caro SGM Stefano di questa bella riflessione .

    Buon Viaggio.

    Fr. Pasquale Cerofolini

  5. Ottavio

    Penso si riferisse allo sfrenato individualismo imperante al mito suicidario di Narciso per dirla con Lacan. Essere visti per esistere, corrispondere alla propria immagine a tutti i costi . E la distanza aumenta more geometrico; la stanza sempre più vuota e non c’è tempo non c’è mai tempo / ogni riflessione è inutile … buon viaggio ed un unico rimedio antico

  6. Aldo Cozzi

    Caro G M , nelle tue poche righe, si intravede un grande pensiero…..l’Era dell’acquario, nella quale siamo , io la paragono as un stanza nella quale si accende poco poco la luce , e si vede poco alla volta con chiarezza quanto si e’ inutilmente accumulato, posato alla rinfusa, mai spolverato, in una stanza ( attività svolte nell’era precedente )….tu a questo sei riuscito con semplice ma profonda maestria, un’altra icona ….quella di chi espone sul davanzale per fare vedere che possiede, che sa, che può , in ragione di una stanza che vuole fare apparire piena di Significati, ma che in realtà è’ vuota……sorgono due domande, la prima , perché uno deve mostrare di avere più di quel che ha ….la seconda e’ perché uno deve apparire per condurre quando non ne e ‘ in caso……Questa Continua Maschera, che non e’stata gettata ….nel mondo profano, e a volte anche nel Tempio ….grazie ci hai regalato una bellissima cosa per capire …..

  7. MMC

    E’ davvero suggestivo come l’Uomo Digitale non riesca a sopportare il vuoto, che di per sé non significa Il Nulla, ma solo qualcosa che attende di essere riempito.

  8. Marcello Mersi

    Caro G.M., ai tempi nostri ci crediamo imbattibili, superuomini, su tutto quello che riusciamo a fare e a inventare, senza renderci minimamente conto che qualitativamente siamo molto carenti. Questi sono tempi da “tutto presto e bene” e poi il risultato è “tutto con ritardo e male”!! Sono i tempi dei grandi uomini, ma fragili caratterialmente. Sono tempi in cui si realizzano guadagni elevati, ma a scapito dei sempre più rari contatti tra simili.
    “Questa è un epoca in cui tutto viene messo in vista sulla finestra, per occultare il vuoto della stanza”.
    Grazie Stefano per questa Tua riflessione che meriterebbe approfondimenti nelle sedi opportune……..
    Un abbraccio forte a Te e a tutti i Viaggiatori.

  9. Raffaele Macarone Palmieri

    Mi fa piacere tornare a questo stimolo del tuo blog, che avevo perso, caro Stefano, nel quale hai voluto ricordare un’affermazione del Dalai Lama che verte essenzialmente sull’Essere e l’Apparire, argomento che si presta a sviluppi inestinguibili, ma che tratterò brevemente…Sua Santità peraltro terrà, in Live Webcast, un discorso il 25 agosto p.v. su “La Necessità di un’Etica Secolare nel Sistema Educativo Moderno”, che tu hai proposto anche recentemente su questo stesso blog a proposito della necessità di una Scuola di valori interculturali e interreligiosi.
    Essere o Apparire: questo è il problema. Entrambi giocano un ruolo importante nella vita di tutti i giorni: il nostro malessere interiore – penso che tutti, chi più chi meno, lo proviamo – può provenire dal fatto che noi appariamo essere invece che essere realmente? L’Apparire è una maschera del nostro Essere in modo che quest’ultimo ne risulti meno vulnerabile, è una dissimulazione? E ancora, posso io Essere senza Apparire, e se la risposta è no: l’Apparire influenza il mio Essere? Il pensiero, con tutte queste domande, si ripropone come la scienza del dubbio.
    La filosofia classica ha distinto per lungo tempo l’Essere dall’Apparire, come il profondo dal superficiale; comunque l’Apparire ha sempre rivestito una grande importanza, perché abbiamo bisogno di essere apprezzati e amati dagli altri e l’apparenza determina sempre un primo “giudizio”, anche se il detto popolare che così recita ” l’abito non fa il monaco” intende per abito l’Apparire e per monaco l’Essere. Dunque dobbiamo opporre Essere e Apparire, come bianco e nero, con l’Essere che sarebbe il contrario di Apparire…
    Ma l’Apparire è ciò che nasconde l’Essere o la sua manifestazione esteriore? Lo specchio, che il più spesso ci dà l’immagine che gli altri hanno di noi, concede una immagine effimera perché deformabile, una volta possiamo vederci belli e un’altra invece meno affascinanti, non ci darà mai accesso a una immagine chiara e definitiva di noi stessi, ma sempre in divenire.
    L’Essere implica il fatto di esistere, mentre l’Apparire il fatto di sembrare di esistere. L’Essere si appoggia sui suoi valori che fanno trovare l’equilibrio in sé stessi, l’essere vero, naturale, senza maschera, libero di esprimere e di agire, osare un vero “si” o un vero “no”. L’Apparire si appoggia sullo sguardo degli altri e sulle loro modalità di posizionarsi.
    A circa 350 anni di distanza come non condividere la citazione del Principe Francois de La Roche foucauld ” Nous gagnerions plus de nous laisser voir tel que nous sommes, que d’essayer de paraitre ce que nous ne sommes pas”.

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