Quella partita della vita

Cari viaggiatori,

tra gli obblighi sanciti dall’ultimo decreto del presidente del consiglio dei ministri c’è il divieto delle partite di calcio. Un altro colpo per i giovanissimi, per la loro voglia di socialità, per la loro necessità di crescita. Giocare a calcio non è solo attività fisica ma soprattutto serve per maturare. Ricordo ancora, a distanza di 51 anni, una partita della Coppa Amicizia (calcio a sette nel campetto del ricreatorio del Costone a Siena) disputata il mattino del 26 dicembre, per Santo Stefano. Di fronte la mia squadra, l’Us Taverne Arbia, e i Felini di Marciano. Sapevamo che sarebbe stata una gara facile. Finì 12-0 per noi. Una passeggiata. Infierimmo. Avevo dodici anni ed ero il capitano di quella squadra. I nostri avversari ci rimasero male. Erano più piccoli di noi. L’anno successivo ce li trovammo di nuovo di fronte. Dovevamo vincere a tutti i costi per conquistare la Coppa Usac, il trofeo più ambito per i giovanissimi. Finì 0-0. I Felini, che erano cresciuti, ci fermarono sulla strada della vittoria. Ci ricordarono quella volta che li umiliammo. Vincere sì, umiliare no. Sbagliato farlo nello sport e nella vita. Ecco perchè dobbiamo sperare che presto i ragazzini possano tornare a giocare a calcio e a praticare gli altri sport di squadra.

Buon viaggio e buona partita, quando sarà possibile

4 commenti a “Quella partita della vita

  1. Marcello Mersi

    Carissimo G.M. purtroppo in questi tempi bui e difficili bisogna fare tutti dei sacrifici e delle rinunce, a volte dolorose e antipatiche da rispettare. Ma i giovani, in particolare gli sportivi veri, sono sicuro che accetteranno le disposizioni governative e rispetteranno le regole imposte per il bene di tutti. Magari con il “nodo in gola”, ma si adegueranno! Il calcio, ma anche altri sport di squadra sono fondamentali per la crescita dei nostri ragazzi, servono a farli maturare, insegnano il rispetto per l’avversario e sono una fucina importante per l’inserimento nella vita. L’augurio è che tutto questo finisca presto e che tutti noi, grandi e piccini, torniamo alle nostre abitudini senza limitazioni e prescrizioni imposte da coloro che ci governano. Un abbraccio forte a Te e a tutti i Viaggiatori.

  2. Raffaele Macarone Palmieri

    Mi ricordavo, caro Stefano, che Nelson Mandela, oltre al famoso ” I never lose, I either win or learn” che campeggia su tante T-shirt variopinte, avesse detto qualcosa di simile alle tue considerazioni tratte da due avvenimenti calcistici della tua infanzia/giovinezza che ti hanno indotto ad affermare “Vincere si, umiliare no!”.

    Ebbene, facendo una lunga ricerca ho trovato quello che cercavo : ” You mustn’t compromise your principles, but you mustn’t humiliate your opposition. No one is more dangerous than one who is humiliated”. Quindi, secondo Mandela, il compromesso e la negoziazione sono strumenti essenziali, bisogna imparare a dare e a prendere, entrambi i contrapponenti devono vincere o devono avere/dare l’impressione di averlo fatto, è opportuno cercare di creare una situazione in cui vi siano due vincitori formali – anche se uno è sostanziale -, altrimenti la reazione, come ti è successo nel secondo match, può determinare risvolti spiacevoli o addirittura “dangerous”.

    L’umiliazione fa parte – insieme alla colpa, alla collera, alla tristezza, alla rabbia – di quelle emozioni che noi proviamo intensamente e quotidianamente. L’umiliazione è uno stato emozionale che lascia una traccia profonda in noi stessi…sentirsi inadeguati, mediocri, addirittura ridicoli può costituire una croce che ci portiamo addosso per molto tempo, e probabilmente questo stato emozionale negativo lo abbiamo vissuto tutti, in uno o più momenti della nostra vita.

    Qui può intervenire positivamente il percorso iniziatico che facciamo che consiste nel cercare di conoscerci nel più profondo e anche di valorizzarci, di sapere chi siamo ed evitare che gli altri ce lo dicano, dobbiamo prenderci cura del nostro parlarci, del nostro linguaggio’ interiore’, dobbiamo, in una parola, amarci. Se siamo comprensivi con gli altri, dobbiamo esserlo anche con noi stessi, autorizziamoci anche a fare qualche piccolo errore perché nessuno ne è scevro.

    In conclusione… ogni tentativo di umiliazione da parte di altri, deve generare in noi solo indifferenza, non dobbiamo dipendere in positivo o negativo dai giudizi degli altri, dobbiamo credere solo in noi stessi.

  3. Pasquale Cerofolini

    Cari Viaggiatori,
    Caro SGM Stefano,

    ” Vincere ” nei ‘ buoni propositi ‘ è insegnamento corretto nella linea dell’ ” elevare i templi alla Virtù ” Umiliare e/o tentare di Umiliare è ‘obbligo e dovere’ per Noi stessi
    , di consegnare il tutto allo ” scavare oscure e profonde prigioni al Vizio ” .

    Questa sopra è la nostra e voluta ” scuola “, frequentiamola con diligenza !

    Buon Viaggio

    TFA

    Fr. Pasquale Cerofolini

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