La gioia e la felicità

Cari viaggiatori,

se vi è possibile leggete il libro dello psichiatra Vittorino Andreoli che si intitola “Gioia”. Sono cento pagine in cui spiega il significato di questa parola e la distingue dalla felicità. Ecco la definizione: “La gioia è un modo di essere, di guardare se stessi e il mondo che rimanda alla serenità e alla pace interiore, ponendosi in antitesi con la rabbia, con la quale pure coesiste nell’animo umano. Rispetto alla felicità, che riguarda l’individuo nella sua singolarità, la sua dimensione è corale e si declina al plurale nella condivisione con gli altri”.

Buon viaggio

4 commenti a “La gioia e la felicità

  1. Ottavio Spolidoro

    C’è una strada sotto il mare, un filo segreto che lega il nostro Gran Maestro ai suoi predecessori che gli fa apprezzare oggi sul suo blog sul quale spesso noi viandanti scriviamo seguendo i Suoi pensieri, la gioia come distinta, dal freudiano Andreoli, dalla felicità. Come scriveva Adriano Lemmi in note che conservo indirizzate ad una loggia della Comunione.
    C’è una strada sotto il mare, un filo segreto…

  2. Marcello Mersi

    Carissimo G.M., io credo che sia la gioia che dona la felicità, che è il risultato dell’armonia tra il corpo e lo spirito. “La gioia segna il passaggio da un momento felice ad una perfezione o realtà superiore”. La gioia è contagiosa mentre la felicità è un sentimento personale. Qauando ci rivolgiamo con atteggiamento gioioso verso il prossimo, veniamo ripagati perché la vera felicità è donare gioia agli altri. Per questo è necessario avere la pace dell’anima e il cuore in festa. Tale atteggiamento è tipico delle persone equilibrate che hanno una forte ragione di vivere e che hanno dato un “senso” alla vita. È il barometro dell’anima. Il suo grado indica il grado dell’amore che riusciamo a donare. La gioia però, presuppone una fede in Dio e un temperamento ottimista. È un dono che abbiamo tutti noi fin dalla nascita e che è evidente nei bambini sorridenti. Tale dono va però coltivato lungo tutto l’arco della vita, praticando le virtù, unica fonte della vera gioia. I bambini non pretendono dei genitori, dei nonni o degli insegnanti perfetti, vogliono dei genitori, dei nonni e degli insegnanti felici di vivere. È la gioia di vivere che trasmette loro autorevolezza, saggezza, umorismo, buon senso e fiducia. Non bisogna però confondere la gioia popolare, l’esultanza, l’allegria passeggera che si trova nelle feste e la vera gioia di vivere. La vera gioia trabocca da un cuore aperto agli altri. Tutti noi conosciamo persone sempre disponibili e con il sorriso sulle labbra. Ma quando io mi sento felice? Lo sono quando ho l’approvazione di quel severo giudice della “coscienza” che tutti noi possediamo; quando ho percepito il dolore di colui che ho davanti e gli sono andato incontro, senza calcolo o tornaconto; quando son riuscito a regalare un sorriso; quando ho avvicinato qualcuno in difficoltà, come “persona umana” e non “qualcuno” dimenticato da tutti; quando non ho nulla da rimproverarmi per aver dato seguito ai miei affetti e, in conclusione, quando non ho nulla da rimproverarmi per aver ceduto ad un compromesso.
    Un abbraccio forte a Te e a tutti i Viaggiatori.

  3. MMC

    Io ho sempre pensato alla gioia come a un evento contingente, mentre alla felicità come a uno stato continuo di sublimazione, che può essere inserito nella categoria degli “Ideali””; essi stessi, per definizione, rappresentano un viaggio da percorrere e non una meta da raggiungere. A questi due stati dell’essere – uno eventuale, l’altro determinato – ho sempre creduto vada opposto (sì, proprio opposto) il concetto di serenità, ovvero ciò che si trova a metà tra “il cigno nero” (la gioia) e l’ideale (la felicità). La serenità è qualcosa di raggiungibile attraverso, per esempio, una forte intenzione di volontà. La gioia, cioè qualcosa di “immediatamente irripetibile”, è quanto accade all’uomo a prescindere dagli obiettivi: una forte scossa elettrica, insomma, che può durare secondi, minuti, ore, ma che ha un tempo di percorrenza finito, determinato. La felicità, ovvero un ideale, è quanto nessuno di noi potrà mai dire di aver raggiunto senza essere considerato dagli altri un inguaribile ottimista. O un inguaribile romantico. Oppure un inguaribile ingenuo. Ora, io non sono certo tanto colto e saggio quanto lo è Andreoli e leggerò sicuramente il libro per assorbire meglio questi concetti e magari, perché no?, mutare o arricchire le mie opinioni, ma auguro a tutti voi, per queste feste, di non essere felici, ma di essere sereni.

  4. Pasquale Cerofolini

    Cari Viaggiatori
    Caro SGM Stefano ,

    Con la Gioia nel cuore camminando instancabili nel sentiero della Felicita’ Noi arriveremo ” A riveder le Stelle” .

    TAF

    Fr. Pasquale Cerofolini

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