Agorà digitale e narcisismo

Cari viaggiatori,
negli ultimi giorni alcuni gravissimi fatti di cronaca hanno riportato alla ribalta il problema dell’accesso dei giovanissimi ai social. Un economista, Leonardo Becchetti, sul quotidiano Avvenire, si è soffermato su un altro problema legato al mondo del web. Scrive che “l’Italia si trova improvvisamente di fronte alla prova di un nuovo terribile flagello, un virus rispetto al quale nessuno di noi può dirsi del tutto immune e che tutti dobbiamo combattere innanzi tutto in noi stessi: il narcisismo”.

Secondo Becchetti “il narcisismo nasce dalla legittima e umanissima aspirazione ad avere riconoscimento e attenzione. Diventa però patologia socialmente distruttiva quando l’io vuole dominare sulla squadra e alimenta invidia e gelosie tali da distruggere relazioni e far naufragare il lavoro d’insieme. La nuova agorà digitale in cui tutti viviamo ci offre opportunità precedentemente mai viste per comunicare, scambiarci emozioni e conoscenze, ma è anche, se utilizzata male, un potente veicolo che alimenta pulsioni narcisiste”. E ci mette in guardia dal narcisista da cui “non potete aspettarvi coerenze su temi e comportamenti perchè la coerenza sta invece nel fare qualcosa che in un dato momento può riportare su di sè l’attenzione, curando un difetto di attenzione stessa”.

Buon viaggio

8 commenti a “Agorà digitale e narcisismo

  1. Marcello Mersi

    Carissimo G.M., rimpiango i tempi in cui per telefonare si cercava disperatamente una cabina telefonica a gettoni oppure, per mandare un messaggio, si scriveva una lettera a mano! Oggi la tecnologia ci mette a disposizione mezzi incredibili e fino pochi anni fa inimmaginibali. Ma a quale prezzo? Un prezzo altissimo che colpisce i nostri giovani, non tutti per fortuna, ma sicuramente mette in guardia noi adulti che spesso rimaniamo impotenti davanti a eventi drammatici e imprevedibili. Vigilare, controllare, consigliare, parlare, considerare, sono solo alcune delle azioni da fare se non vogliamo che le nuove generazioni precipitino nel baratro. Un abbraccio forte a Te e a tutti i Viaggiatori.

  2. Umberto

    Carissimo Stefano,
    la soluzione c’è ed è semplice da trovare: bisogna adottare, ed esigere che tutti adottino – stigmatizzando chi non lo fa -, la buona educazione, i principi di solidarietà, il rispetto del prossimo.
    Il narcisismo è frutto del prevalere dell’apparire sull’essere, del desiderio di sentirsi “importanti” perché consapevoli di non esserlo.
    Sta a noi dare l’esempio, col comportamento

  3. Ottavio Spolidoro

    Il mito di Narciso è spesso, troppo spesso ed ormai quasi esclusivamente letto ed interpretato parzialmente. Tale parziale ed inefficace lettura sembra essere tollerabile ed anzi in tutto coerente alla potente triade denaro/potere/successo che tutto asserve e svilisce.La stessa cultura non si sottrae. Ed invece quel mito andrebbe letto ed interpretato nel suo reale, sottostante e pregnante significato: è un mito, un fare, un atteggiamento suicidario. Follia nel non potersi riconoscere, nel non essersi mai conosciuti e suicidio per porre fine al comando di un io ipertrofico cui il reale non può mai bastare e corrispondere. Un buon padre, una buona guida, un maestro illuminato è capace di intervenire avendo a disposizione gli strumenti dell’arte.
    Un saluto ai viandanti
    Un grazie al nostro Gran Maestro

  4. Pasquale Cerofolini

    Caro SGM Fr. Stefano ,
    Cari Viaggiatori ,

    rifacendomi alle tue parole ” …. gravissimi fatti di cronaca hanno riportato alla ribalta il problema dell’accesso dei giovanissimi ai social. … “, mi trovo perfettamente d’accordo, sul problema e sul fatto che è necessario attivarsi , affinché un sistema positivo social non ci presenti solo e spesso la sua parte brutta e negativa.

    Parti positive e negative che la vita nella sua costante dualità del quadrilungo , è portatrice pur non volendolo.

    Più che soffermarci a filosofeggiare sul virus malevolo e narcisista della attenzione inconsapevole , sono della idea , che nella conoscenza del ‘ problema’ , ideale è il lavoro possibile da fare per porre uno dei tanti rimedi al problema che a Noi si presenta.

    A questo proposito, quale membro attivo del LIONS club Toscana – Distretto 108la, ormai da 7 anni , con un service denominato INTERCONNETTIAMOCI , giriamo organizzativamente le scuole di quinta elementare e/o prime medie , con persone LIONS formate, a fare didattica corretta per l’uso di pc e cellulari; fino al 2019 in presenza e nel 2020 e 2021 in modo telematico a distanza in accordo con le scuole interessate.

    In questi anni, abbiamo incontrato migliaia di bambini e loro genitori.

    Sono e siamo disponibili come LIONS se possiamo essere utili.

    TFA Buon Viaggio.

    Fr. Pasquale Cerofolini
    Loggia Fenix 127
    Valle Asunciòn – PY
    GL Simbolica Paraguay

  5. Carlo Spinatelli

    Buongiorno, carissimi viaggiatori. Era da qualche giorno che non leggevo gli spunti offerti alla riflessione dal nostro GM Stefano, e mi sono ritrovato con questa importante riflessione. Già da tempo riflettevo sugli aspetti dell’utilizzo dei social, ma ancor più su l’impostazione della nostra vita. Il pensiero che mi martella più frequentemente, riguarda proprio l’aspetto che ci scambiamo tutto anche emozioni, siamo disposti a metterci a nudo, ma non ci curiamo dei nostri sentimenti. Non curiamo i nostri sentimenti lasciandoli in balia degli eventi. La religione, da questo punto di vista, ha rappresentato un punto di riferimento costringendo almeno una volta alla settimana ad una riflessione spirituale. Non dimentico cosa poi questo ha comportato come pressione politica, ma la sua funzione esoterica va sottolineata. La sottolineatura nasce dal fatto che a quella istituzione non si è trovato un altro luogo dove confrontarsi nella ricerca della nostra natura più intima. Noi siamo fortunati ad avere incontrato la nostra istituzione, ma bisogna prendere atto che il resto naviga a vista. Se a questo aggiungiamo una società incentrata sul più bieco utilitarismo ( degli ultimi giorni la sparizione dei vaccini, o il caso gameshop) ovvio che il minimo che ci possiamo ritrovare sono gli episodi legati al narcisismo. Quindi concludo per non dilungarmi troppo con una frase che ho trovato nel libro di Mancusi “Essere migliori”: bisogna passare del conosci te stesso al cura te stesso. Penso che come istituzione siamo un primo pronto soccorso esoterico al nuovo bene di vivere. Grazie per l’attenzione.

  6. Ottavio Spolidoro

    Apprendiamo con rammarico che la filosofia non sia considerata una scienza laddove la consulenza filosofica impegna il grande capitale ormai privo di senso e percorso. Non resta che citare il povero Hegel : se la filosofia fosse vuoto formalismo si esaurirebbe in mezz’ora. Potremmo citare il povero Filangieri, quello sciagurato di Kant e tutti quei filosofi illuministi che un tempo andavano in soccorso dei governi. Affermazioni che prendiamo con filosofia augurandoci che sia sempre libero il pensiero e la sua forza di cambiare il mondo giorno per giorno ognuno nel suo piccolo.
    Saluti filosofici ai viandanti ed al nostro Gran Maestro

  7. Raffaele Macarone Palmieri

    Ovunque, caro Stefano, sui social proliferano i selfie, quelle foto spesso orribili che gli individui scattano e diffondono ai loro contatti. Ciò esprime un o il nuovo culto di sé, l’ultima pandemia del secondo Novecento pre-COVID19, cioè il Narcisismo ? oppure la modalità per generare interazione e conversazione tra i membri della rete, in modo da rafforzarne i legami? Propendo per la prima ipotesi.
    Il Mito e poi Ovidio ci raccontano che Narciso, il bellissimo Narciso, muore drammaticamente del suo amore, prima di raggiungere una lunga vecchiaia come gli era stato predetto, dando origine ad un fiore, subito dopo il riconoscimento di sé…mentre l’amore non corrisposto consuma Eco nella caverna. La conoscenza di sé stesso lo ha portato a morte; ha dimostrato una personalità con un profondo bisogno di ammirazione da parte del mondo circostante, la convinzione di essere il più bello, il” migliore” e poco interesse per le necessità altrui, stante la noncuranza per le pene di Eco.
    Fra l’altro, mi sono anche domandato: Narciso, traslato nella nostra era, si sarebbe dimostrato mediaticamente interattivo? Troppo ripiegato su sé stesso, mi sono detto, forse non si sarebbe nemmeno postato su FB.
    Ma dietro questa maschera di compiacimento di sé, c’è una granitica fiducia nella propria persona? No tutt’altro, si cela una vulnerabilità alle più banali critiche e insuccessi, una scarsa autostima, una infantilità caratteriale di individui che ‘soffiano’ bolle di sapone, rappresentate da disegni, colori e speranze marcate, che poi scoppiano e disseminano delusioni ‘saponose’ scivolanti.
    La pubblicità, tipico aspetto della nostra società, incoraggia lo sviluppo del Narcisismo, promette ogni tipo di soddisfazioni, che poi non si realizzano determinando frustrazioni e, nei casi più gravi, anche angoscia, determinando giudizi fantasiosi su sé stessi, sul passato e sul futuro come difesa psichica.
    Tutto ciò impoverisce lo sviluppo interiore della persona, non permette il miglioramento di sé lasciandolo infantile, di conseguenza crea una società di individui non ‘buoni’ e di cittadini e genitori non ‘bravi’, secondo i criteri di Aristotele.
    Allora, cari Viaggiatori, ritorniamo ancora una volta alle parole di saggezza scolpite nel pronaos del Tempio di Delfi, riprese da Socrate, che campeggiano sulle architravi dei nostri Templi: conosci te stesso, resistiamo al fascino che abbiamo per la nostra figura e rivolgiamo lo sguardo agli altri più che ripiegarci alla nostra immagine riflessa.

  8. MMC

    A mio avviso il grande inganno dei socil è nell’auto legittimazione del proprio pensiero. O meglio: solo per il fatto che le proprie opinioni possono essere lette da una platea mondiale, legittima noi stessi a considerarle rilevanti. E quindi il valore di un pensiero, per sua natura eterodiretto, non è misurato dagli altri (poiché sui social difficilmente esiste la critica, soprattutto sui grandi temi e soprattuto se essi sono trattati con mediocrità), ma da noi stessi. Nella pratica: ce la raccontiamo. E ci facciamo i complimenti da soli.

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