Una scuola per il dialogo interreligioso e interculturale

Cari viaggiatori,
ho scoperto che a Firenze esiste ed è attiva la “Scuola fiorentina di alta formazione per il dialogo interreligioso e interculturale”. In tempi di scarsa comprensione all’ascolto rincuora l’esistenza di un “luogo di alta formazione culturale e professionale per la creazione di una nuova classe dirigente esperta e sensibile ai problemi di dialogo interreligioso e interculturale della società odierna e futura nei suoi vari aspetti”. Il presidente è Joseph Levi, i vice sono Izzedin Elzir e Alessandro Clemenzia; vicepresidente emerito Andrea Bellandi; il segretario generale Osama Rashid.
Buon viaggio

6 commenti a “Una scuola per il dialogo interreligioso e interculturale

  1. Marcello Mersi

    Carissimo G.M., il dialogo tra uomini, seppur diversi per cultura, religione, ceto sociale, ecc. è per me molto importante. Senza dialogare, senza avere un confronto civile basato sul reciproco rispetto, l’uomo non è più un uomo, ma diventa un essere arrogante e violento. La scuola fiorentina è sicuramente un esempio da seguire e da ammirare. L’ascolto, pratica a noi assai cara, è il fondamento per una convivenza serena e senza pregiudizi. Un abbraccio a Te caro Stefano e a tutti i Viaggiatori

  2. Pasquale Cerofolini

    Cari Viaggiatori
    Caro SGM Stefano,

    Un plauso sincero a tutte quelle attivitá che promuovono l’incontro tra etnie , pensieri confessionali e non , differenti tra loro .

    Le persone che si parlano nella volontá di capirsi e tollerandosi , nella belleza e forza di interrogarsi con piacere , per meglio convivere, é un ” giardino della gioia”.

    Grazie di questa notizia che non conoscevo,.

    Nel desiderio che sia uno spunto di divulgazione.

    Buon Viaggio

    Fr. Pasqtale Cerofolini

  3. Aldo Cozzi

    Caro GM , plaudo a quanto esiste a Firenze e credo in altre pochissime città, forse anche con nomi diversi . Sicuramente il rispetto nasce dalla conoscenza, dall’approfondire i significati relativi o essenziali , a cercare di ammettere non capire, ma a rispettare i dogmi che in vario modo, esplicito o meno vengono proposti . Quando si arriva a questi , si che occorre rispetto , conoscenza , ed amore incondizionato verso che ha abbracciato un’altro credo . Non voglio procedere oltre , ma scado volutamente in una banalizzazione….i numeri dei membri….la qualità’ dei membri ecc…fa ancora la differenza….un mondo che va alla conquista di un altro …..per fortuna non tutti la pensano così, non operano così ….ma operano con l’apertura , con il conoscersi , ne vedere le tante cose che ci uniscono , e studiare a fondo quelle che ci dividono….soppesare e sapere….qui può nascere la paura , lo smarrimento…..ben vengano scuole di questo genere per la Conoscenza …..con la convinzione che questi studi siano momenti di crescita collettiva non di propaganda o di indebolimento di qualcuno o messa in discussione di qualcosa , questo perché così nasce il radicalismo……che purtroppo porta ad orrori quotidiani, quale che sia la mano armata….e si perché una mano armata porta prima o poi ad una vittima ….colpevole o no …..

  4. Ottavio

    Il dialogo è rilevante tra le religioni è essenziale. Ora: è possibile un dialogo senza dar vita ad una nuova Religione ? Secondo alcuni sì come il cardinale Martini con la sua “cattedra”. Una Religione su cui tutti gli uomini possano convenire scriveva il nostro Kant. Voglio iscrivermi a questa scuola. Qualche viaggiatore sa dirmi se anche i vecchietti come me si possono iscrivere ?

    • Aldo Cozzi

      Caro Ottavio , ho letto , con attenzione il tuo commento ….devo rilevare , da buon conoscitore del Cardinal Martini , da Milano a Gerusalemme , che Lui , ne la volontà di queste scuole che si aprono al dialogo interreligioso, hanno lo scopo, vogliono creare una base o programma per una nuova religione che sia una raccolta , marmellata , una sorta di Esperanto di religioni ….questa è la grande confusione generale che ingenera tanti fallimenti e delusioni …ognuno dei membri nel dibattito o studio deve essere convinto che la sua fede sia giusta e la sua…deve altresì trovare cose o piani di contatto con altre, poi le cose che non collimano, da poco e molto….trovare tutti i rituali e loro significato più a meno giustificati da una storia letta e riletta da singoli che cercavano diversità …anziche Unione nei secoli …..ognuno deve uscire con la convinzione che la sua fede in una religione sia giusta, ma amare e comprendere anche quanto esprimono le altre….Grande Equilibrio…Grande Profondità ….così si e’ diversi ma più vicini ai Fratelli…La Conoscenza anche del diverso Unisce cementa e altro….non omologa in un mix più o meno accettato da molti o da tutti…questo sarebbe abominevole . La nostra maturità istituzionale e’ certo il marchio di una strada percorribile che non penserà a convertire e mischiare , a ad unire ed a rispettare , le conversioni poi sono anche possibili , e da rispettare ……ma non per ottenere una nuova religione al massimo condivisa …..questo e’ il mio pensiero libero da programmi e progetti educativi non ufficiali che non conosco e non posso commentare ……

  5. Raffaele Macarone Palmieri

    Caro Stefano, questo tuo stimolo sul dialogo, di cui mi permetto di modificare le priorità degli aggettivi che lo qualificano, interculturale e interreligioso, partendo dalla presenza di una “Scuola fiorentina di alta formazione” …ad hoc è molto importante. Tale Scuola è sostanzialmente costituita da figure rappresentative delle religioni abramitiche, se ho ben letto e compreso.
    Il dialogo interculturale nasce dalla consapevolezza che sia un fattore essenziale alla pace e allo sviluppo duraturo. L’UNESCO, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, nel 2017 ha pubblicato una indagine ( Enquete de l’UNESCO sur le dialogue interculturel 2017 ), la prima in assoluto in tal senso, che rende disponibili informazioni rigorose su come è concettualizzato e messo in atto in vari Stati il dialogo culturale e che tale disponibilità al confronto costituisca una condizione preliminare alla pace, alla prevenzione dell’estremismo violento, al rispetto dei diritti dell’Uomo, alla comprensione reciproca.
    Ci troviamo a vivere il Decennio internazionale del ravvicinamento interculturale 2013 – 2022, anche se non ne abbiamo contezza. In questo ponderoso studio sono stati distribuiti, a 199 Commissioni nazionali, questionari di 17 domande quali-quantitative, organizzate in 3 grandi sezioni: definizione, situazione attuale, dimensione operativa.
    Ha risposto solo il 21.6% dei Paesi e l’ Italia fa parte del 78.4 % dei non-responder; è emerso che il dialogo interculturale stabilisce, in un determinato contesto, un quadro necessario alla coesione sociale e alla pace ed è molto apprezzato per il suo contributo al “perennare” di società pacifiche e alla prevenzione di conflitti. Lo sviluppo economico, stranamente ho pensato, non riveste importanza tra i fattori e i risultati del dialogo interculturale. Circa i 3/4 dei Paesi partecipanti affermano di aver messo in atto una politica di dialogo interculturale, ma solo il 38% dà una definizione di dialogo interculturale.
    Le comunità religiose e le organizzazioni confessionali possono costituire una porta di ingresso al dialogo interculturale e apportare il loro sostegno all’attuazione di politiche e di azioni.
    Sono i ministeri e le fondazioni che promuovono la cultura sono i responsabili della promozione del dialogo interculturale.
    I media costituiscono un mezzo efficace per sostenere un dialogo interculturale.
    Sono stati identificati sfide e fattori favorevoli; le prime sono costituite dal superamento di pregiudizi, rigidità sociali, utilizzo di media per generare e propagare stereotipi negativi e una politica nazionale di assenza di dialogo interculturale; rispetto, tolleranza e accettazione costituiscono i fattori favorevoli essenziali al dialogo culturale.
    Da notare che fin dalla fine di marzo 2006 l’UNESCO ha promosso un accordo di dialogo interreligioso per la comprensione interculturale.
    Mi sono ricordato – da “vecchio” capo missione italiana con UNICEF in Sahel e in chirurgia di guerra in Cambogia con ICRC – che umanitarismo e politiche di umanità condivisa fanno parte dei valori fondanti della nostra Istituzione…costituire un agile e fattivo gruppo all’interno del GOI, finalizzato a studiare e proporre iniziative di reale sviluppo del dialogo interculturale, che costituisce il nostro DNA, potrebbe essere un momento di ulteriore realizzazione di quella, spesso ma ingiustamente, contestata Utopia Massonica. Grazie per il bello spunto, caro Stefano.

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