Il sindaco: “Condivido il documento del Magistrato delle contrade”

Il Corriere di Siena ha pubblicato un’intervista con il sindaco Nicoletta Fabio sulla sentenza di condanna di otto contradaioli per rissa e resistenza a pubblico ufficiale.

“I senesi non sono malviventi”. Il sindaco Nicoletta Fabio lancia un messaggio chiaro a tutte le istituzioni, Tribunale e Procura in testa: serve rispetto per la cultura e l’identità di Siena, che non possono essere ridotte a stereotipi o incomprensioni.

Sindaco Nicoletta Fabio, il comunicato da parte del Magistrato delle Contrade è chiaro. Ci può commentare il contenuto, anche alla luce delle parole espresse nella nota a firma del Rettore?

“Quello che ho letto da parte del Magistrato è qualcosa che avrei voluto scrivere io stesso. Alcune espressioni e considerazioni le avevo già espresse in altre occasioni, perché questa vicenda ha radici lontane. Non si tratta di una questione nata negli ultimi giorni o mesi. Mi riconosco pienamente in molte affermazioni, perché le ho pronunciate da priore, da rettore del Magistrato, da presidente del Consorzio per la tutela del Palio e anche come testimone in questo processo, se non sbaglio nel gennaio 2020. Al di là della sentenza – che, come tutte le sentenze, si deve rispettare e accettare, ma che si può anche commentare e analizzare nelle sue motivazioni – devo dire che in quelle motivazioni ho trovato una ferita. Una ferita per il nostro orgoglio di senesi e per il nostro modo di concepire il Palio come una festa carica di riti, a volte difficili da comprendere per chi non è cresciuto qui, ma che noi abbiamo custodito e adattato, per quanto possibile, ai tempi che cambiano. Le contrade esistono perché sono autentiche, c’è sincerità, spontaneità e rispetto reciproco tra i contradaioli di tutte le 17 contrade durante tutto l’anno. Questa spontaneità ci ha evitato di trasformarci in una rievocazione storica, cosa che non vogliamo assolutamente essere”.

A proposito del messaggio finale della nota delle contrade, che invita a vivere con libertà e passione questi giorni, qual è la sua interpretazione?

“L’indicazione è di vivere come sappiamo fare, nel modo migliore possibile, con rispetto reciproco. È quello che i capitani ricordano ogni giorno ai propri contradaioli: agire con attenzione e rispetto, anche per le regole non scritte. Siamo liberi di essere sinceri, spontanei, vivi”.

Si è parlato anche del ruolo della Polizia Locale, che è stata chiamata in causa. Cosa risponde a chi mette in dubbio l’affidabilità dei nostri vigili?

“I nostri vigili sono un anello insostituibile del Palio e un punto di riferimento per la città e per i contradaioli, anche nei giorni del Palio. Trovo anche questa una ferita, e voglio cogliere l’occasione per esprimere a loro tutta la mia stima, vicinanza, solidarietà e fiducia”.

C’è chi chiede un maggiore dialogo con la Procura e il Tribunale, anche in relazione all’uso di alcuni strumenti. Pensa sia utile un confronto diretto?

“Credo che le spiegazioni, a parole, lascino il tempo che trovano. Ricordo la mia testimonianza del 2020 come un momento difficile, in cui ho sentito una distanza quasi insormontabile. Per capire questa festa bisogna viverla senza pregiudizi, calandosi nella realtà delle contrade. Le parole rischiano di non essere convincenti”.

Al momento sono previsti incontri con il procuratore o con il presidente del tribunale?

“No, al momento non sono previsti incontri di questo tipo”.

Secondo lei, cosa è cambiato negli ultimi vent’anni nei rapporti tra le istituzioni e la città?

“Non è cambiato tutto per tutti: alcune istituzioni preposte all’ordine pubblico e ad altri aspetti hanno mantenuto un rapporto costante. Ma credo sia anche una questione di sensibilità individuale. Siamo consapevoli che le norme esistono e vanno rispettate, ma anche le leggi e le sentenze vanno contestualizzate. Per farlo bisogna conoscere davvero questa realtà, che non è solo il momento del Palio, ma è una vita quotidiana, un sistema sociale che ci viene spesso invidiato anche dall’esterno”.

Ha parlato con l’onorevole Francesco Michelotti in merito alla modifica dell’articolo 588 del codice penale ovvero che in caso di fronteggiamenti si debba procedere penalmente solo nei casi di querela?

“Non ne sono al corrente delle novità. Non so se questa proposta avrà seguito. Ribadisco che tutto passa dalla sensibilità e dalla conoscenza, dalla disponibilità a comprendere la nostra realtà”.

Comunque i senesi non sono dei malviventi…

“No. E se lo fossero, lo sarei anch’io insieme ai miei cittadini, ma sinceramente non mi considero tale così come i senesi”.

Il Comune ha un nuovo regolamento per il centro storico

Il Consiglio Comunale di Siena, nella seduta che si è tenuta oggi, giovedì 19 giugno, ha approvato la variazione al “Regolamento per la tutela del patrimonio culturale e delle attività del centro storico e del territorio comunale (Zone 1 / 1Bis / 2 / 2 Bis / 3)”. L’atto, illustrato dall’assessore al commercio e alle attività produttive, Vanna Giunti, è stato approvato con diciotto voti favorevoli e nove astenuti da parte dei ventisette consiglieri presenti.

“Ritengo – ha sottolineato l’assessore – che sia un importante traguardo quello di presentare oggi al Consiglio comunale un Regolamento che ha come obiettivo, e quindi come oggetto, quello della tutela del patrimonio culturale e delle attività del centro storico e del territorio comunale. Questa amministrazione ha voluto, fin dal suo insediamento, porre grande attenzione alla salvaguardia e alla promozione delle aree di particolare interesse del centro storico, patrimonio Unesco, e la sua valorizzazione attraverso un miglior presidio del territorio, anche tramite una più uniforme e diffusa localizzazione degli esercizi commerciali e artigianali, rappresenta un obiettivo strategico”.

“Un regolamento – ha proseguito Giunti – atteso, sopratutto dagli operatori, che a più riprese hanno chiesto interventi in tal senso, alla luce dell’evoluzione economica, sociale e ambientale della nostra città, del Paese, ma anche di un sistema di consumo che cambia con grande rapidità trasformando anche in modo significativo modalità e comportamenti di cittadini, visitatori e turisti. Il processo è stato lungo, ma importante poiché ha visto maturare, in momenti di ascolto e confronto, l’ipotesi definitiva che questa mattina viene presentata e, come ho detto, ha come obiettivi quello della tutela, della conservazione e della valorizzazione del centro storico della città di Siena e che sono, altresì, strettamente connessi al mantenimento del decoro, della fruibilità e della sicurezza dell’intero sito. A tal proposito voglio ringraziare tutti i portatori di interessi che hanno partecipato a questo processo, con il loro significativo e fattivo contributo che ha permesso di mettere a terra uno strumento che, a mio avviso, rappresenta una base importante e un punto di partenza, poiché nulla è scritto nella pietra, tutto è rivedibile, rivalutabile, anche e soprattutto, e mi ripeto, in tempi di trasformazione tanto rapidi come quelli che viviamo”.

“Il regolamento – ha poi spiegato l’assessore Giunti – si divide in sei titoli, di cui il primo è un aggiornamento del precedente regolamento mentre tutti gli altri costituiscono la novità e il miglioramento. ‘Si può fare qualcosa di nuovo se si può fare qualcosa di meglio’ è una citazione del filosofo e architetto Adolf Loos. In sintesi, ogni nuovo elemento o stile in architettura non avrebbe dovuto essere proposto solo per il semplice gusto di novità, ma solo se effettivamente portava un miglioramento funzionale, estetico o tecnico rispetto a quello esistente. Questo è ciò che abbiamo voluto fare”.

Piccini sul Magistrato delle contrade

Desidero esprimere un sincero ringraziamento al Magistrato delle Contrade per le parole misurate ma incisive che ha voluto rivolgere alla città in un momento tanto significativo. Il suo intervento non si limita a difendere, con equilibrio e rispetto, alcuni contradaioli coinvolti in una vicenda giudiziaria dolorosa, ma offre alla comunità senese l’occasione per una riflessione più ampia sul senso della Festa, sul valore delle relazioni sociali che essa custodisce e sulla direzione che la città sta prendendo.

Da senese d’adozione, e pur non essendo parte attiva della vita contradaiola, riconosco nella Festa del Palio non soltanto un evento di straordinaria intensità culturale, ma una manifestazione civica in cui si concentrano forme di appartenenza, di responsabilità diffusa, di educazione alla convivenza che meritano di essere comprese e rispettate, anche — e soprattutto — nelle loro espressioni più complesse.

Tra le righe del messaggio del Magistrato emerge una questione fondamentale: la perdita progressiva di quei codici non scritti che per generazioni hanno regolato i rapporti tra i senesi, dentro e fuori le Contrade. Un patrimonio di regole condivise, tramandate non per imposizione ma per osmosi, che garantivano equilibrio, riconoscimento reciproco, senso del limite. È anche da questa erosione silenziosa che si misura lo stato di salute della città.

I problemi sollevati in relazione al Palio — il ricorso crescente alla logica del controllo, la tensione tra spontaneità e sorveglianza, la crisi della fiducia — non sono estranei al contesto più ampio in cui oggi Siena si trova. Al contrario, ne sono un riflesso diretto. La città intera è chiamata a interrogarsi su come garantire sicurezza senza rinunciare alla libertà, su come coniugare passione e responsabilità, su come rigenerare il senso civico senza ricorrere solo a strumenti tecnici o repressivi.

La sfida che si profila è quella di attraversare le trasformazioni del presente portando con sé i valori migliori della tradizione senese, e non già rifugiandosi in essa. In questo senso, il mondo delle Contrade potrebbe rappresentare — se saprà aprirsi e rinnovarsi — un laboratorio di cittadinanza attiva, un riferimento non solo simbolico ma sostanziale per la città.

La domanda è legittima: sarà in grado il sistema contradaiolo di contribuire, con la forza della sua storia, a ridefinire il futuro di Siena come comunità viva, capace di riconoscersi nei propri riti ma anche nelle proprie sfide? E, facendo questo, potrà essere di stimolo per chi detiene responsabilità politiche, amministrative, culturali?

Ciò che viene definito “ordine” non può essere solo assenza di conflitto, ma deve essere il risultato di un equilibrio vissuto, costruito nel tempo, fondato su relazioni autentiche. In questo senso, non vedo una netta separazione tra la presunta sicurezza del controllo, oggi tanto cara alle istituzioni, e quella cultura della diffidenza che rischia di svuotare la vita pubblica. Sono due forme della stessa deriva: quella in cui il sospetto precede la fiducia e la norma prende il posto della relazione.

A fronte di questo scenario, i valori richiamati dal Magistrato — rispetto, misura, conoscenza reciproca, coraggio, responsabilità — possono rappresentare il fondamento di un nuovo umanesimo senese: un progetto culturale e civile che metta al centro la persona, la comunità e il senso condiviso del vivere insieme. Non per idealismo, ma per necessità storica.

Per questo, le parole del Magistrato delle Contrade assumono oggi un valore che va oltre la contingenza. Parlano alla città intera. Sta a chi ha responsabilità pubbliche raccoglierne il senso, e trasformarle in visione.

I giovani e i bassi salari

“I giovani italiani che ogni anno si spostano all’estero, per continuare gli studi o per cercare lavoro in un altro Paese, erano 21 mila nel 2010, sono stati oltre 91.400 lo scorso anno”. Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera parla del tema dei bassi salari e spiega: “Non lasciano l’Italia perché non trovano lavoro, lavori se ne trovano, parecchi, ma sono lavori sempre più poveri. Tanti giovani emigrano alla ricerca, innanzitutto, di salari migliori. Non a caso l’emigrazione dei giovani ha accelerato dopo l’episodio di inflazione accesa dall’invasione russa dell’Ucraina nel 2022: in molti settori il potere d’acquisto dei salari non ha ancora ripreso quanto perso in quel breve periodo. Nello scorso triennio, 2022-24, le retribuzioni lorde nella fascia d’età 25-30 sono scese, al netto dell’inflazione e rispetto al decennio 2014-24, del 3,5%. Nella fascia 31-40 del 5%. Non è un problema solo dei giovani, loro almeno possono scegliere di emigrare. Il problema di retribuzioni più basse che nel resto d’Europa non è nemmeno una novità degli ultimi tre anni, né è un problema che riguarda solo alcuni settori. L’incapacità dei salari di tenere il passo con l’inflazione – sottolinea l’editorialista – dipende in gran parte da come funzionano i nostri contratti di lavoro. L’Italia è fatta di micro-imprese, oltre 4milioni di aziende hanno meno di 10 addetti. Nessuna di queste imprese può permettersi un contratto aziendale di secondo livello, per sua natura più flessibile: per loro esiste solo il contratto collettivo nazionale di settore. I contratti nazionali sono negoziati, per il settore privato fra Confindustria e sindacato, per il settore pubblico fra sindacato e Aran, un’Agenzia dello Stato. Il problema è che questi contratti non vengono mai rinnovati a scadenza, o vicino alla loro scadenza. Questi ritardi hanno due spiegazioni: per i contratti pubblici l’incentivo dei governi a rimandare i rinnovi e così alleggerire, almeno temporaneamente, la spesa pubblica. Per i privati abbassare, anche qui temporaneamente, ma due anni non sono pochi, il posto del lavoro sperando che il nuovo contratto non riesca a compensare, almeno non del tutto, i lavoratori. Anziché applaudire la crescita dell’occupazione il governo dovrebbe chiedersi se occupazione povera aiuta la produttività del Paese e la formazione di un capitale umano che poi alla prima occasione non emigri”.
 

Sfogliamo i quotidiani

Il conflitto tra Israele ed Iran domina le aperture dei giornali, oggi in edicola, con l’ultimatum di Trump a Teheran e la richiesta del tycoon di una “resa incondizionata”. Ma il leader Khamenei non accenna ad una resa. Spazio ancora all’inizio dell’esame di maturità, agli sviluppi del giallo di Villa Pamphilj e, per lo sport, al calciomercato e al Mondiale per club.

Siena, terra di scavi e sbrani

Dalla villa romana di Aiano a San Gimignano a quella di Pieve a Bozzone a pochi chilometri da Siena; dagli scavi che riportano alla luce spazi di vita e condivisione intorno all’abbazia di San Galgano a quelli che hanno abbagliato il mondo scientifico a San Casciano dei Bagni, dove sono riemersi dalle acque termali del Santuario Grande i bronzi votivi degli Dei. Con l’arrivo dell’estate ripartono le campagne archeologiche disseminate un po’ ogni dove in provincia di Siena, terra di ricchezze culturali stratificate nelle varie epoche.

Lo scrive La Nazione.

E mentre si scava viene in mente lo scavo, anzi lo sbrano, nella conca del Rastrello, in un tempo recente salvaguardata.

I priori: “Vivete il Palio senza pensare di essere osservati”

Siena si sveglia con le dure accuse del Magistrato delle contrade che chiede “alle Autorità un deciso ripensamento sull’approccio al Palio, e
conseguentemente sull’utilizzo abnorme degli strumenti di sicurezza, chiediamo a tutti i senesi di prendere coscienza della forza e dell’unicità del nostro modo di vivere, che non può rimanere esclusivamente una vuota parola da illustrare ai forestieri. In vista della nostra Festa, facciamo quindi appello a tutti i senesi di vivere i quattro giorni con la dovuta serenità e con sentimento, senza sentirsi osservati o trattenuti, di non rinunciare alla spontaneità, alla passione
che rende viva ogni nostra espressione. Chiediamo a tutti i senesi di essere se stessi, perché essere se stessi, come lo siamo sempre stati, è un atto di
verità, di libertà, l’unico vero antidoto alla finzione, alla prudenza eccessiva che spegne l’anima delle cose.
Viviamo allora questi giorni con autenticità, con il cuore aperto, perché solo così, in questo momento, potremo
davvero salvaguardare la nostra Festa”. Come verrà interpretato questo pensiero dalle autorità di pubblica sicurezza e dai magistrati?

I priori: “I contradaioli trattati come possibili delinquenti”

Al Magistrato delle contrade non piace la “schedatura” dei contradaioli e nel documento che attacca i giudici scrivono che “le pagine dedicate al riconoscimento dei contradaioli, spiacevolmente corredate da fotografie e fermi immagine, si percepisce distintamente che i senesi, in Piazza del Campo, non sono considerati i protagonisti della Festa, ma dei sospettati, dei possibili delinquenti, da inquadrare preventivamente e dettagliatamente, fin nei loro connotati più personali, perché potenziali autori di reati. Ecco che il sistema delle telecamere, nato per la sicurezza, tradisce il proprio obiettivo, generando un clima da processo, dove il senese in festa viene trattato come un possibile malvivente. Questa è una deriva pericolosa, che richiama alla mente un approccio giuridico inquisitorio, in cui il sospetto precede la prova, ed il contradaiolo viene sorvegliato non per ciò che ha fatto, ma per ciò che potrebbe fare: è una visione incompatibile con i valori della nostra città”.

Al Magistrato delle contrade non piace la cultura del sospetto. Mai prima di ora i priori avevano usato parole così forti. Il sindaco Nicoletta Fabio che dice?