Le dita di una mano

Cari viaggiatori,
riflettete sulla saggezza di questo proverbio africano: “Se le dita di una mano litigano non raccogliamo nessun cibo”.
Buon viaggio

4 commenti a “Le dita di una mano

  1. Raffaele Macarone Palmieri

    ll proverbio Maliano che ci ricordi, caro Stefano, “un seul doigt ne peut prendre un caillou”, che noi abbiamo trasformato meno simbolicanente in ” L’unione fa la forza”, illustra magnificamente che il collettivo è indispensabile per portare a compimento le attività che da soli non avremmo potuto realizzare. Come le dita di una mano possono raccogliere un sasso, così ogni individuo apporta la sua specificità e la sua complementarietà nel collettivo per raggiungere il compimento di un progetto o di un processo. La mano da sola senza il coordinamento cerebrale non può muoversi in maniera armonica e finalizzata, il cervello senza la mano non potrà fare alcunché.
    La Natura ci dimostra che l’effetto gruppo è sempre stato presente nel mondo animale per difendersi, per nutrirsi, per riprodursi e per sopravvivere. Compare così il valore solidarietà. Il Sapiens ha avuto successo nell’evoluzione per la sua natura ad aggregarsi ad altri individui e a costituirsi in società…’un animale sociale’ diceva Aristotele.
    Ma ciò non impedisce comportamenti individualistici,

    Il percorso massonico è in questo illuminante: costantemente individuale, ma sempre nella collettività, nella catena fraterna: l’unione fa la gioia.

    Buon lavoro ‘insieme’, cari Viaggiatori.

  2. Marcello Mersi

    Carissimo G.M., i proverbi africani rappresentano un patrimonio immenso del Continente Nero; un vero e proprio serbatoio di saggezza che nel corso dei secoli è cresciuto a dismisura e che tutt’oggi si avvale della tradizione e del pensiero più antico. Essi portano tutti noi a riflettere e ci illustrano, con tanta sapienza, lo spirito e l’esistenza di molteplici e varie popolazioni che vivono nel continente africano che, a mio parere, è una terra straordinariamente ricca di sentimento e cultura. Insieme, facendo gruppo, dialogando con gli altri, possiamo portare a compimento gli obbiettivi e i programmi più diversi. La sola mano senza l’imput della testa farebbe poco o niente. La nostra Istituzione ci indica che insieme è possibile fare grandi e piccole cose. L’importante è l’unità e la compattezza. Un abbraccio forte a Te e a tutti i Viaggiatori.

  3. Ottavio Spolidoro

    Le dita di una mano sono rese unite dal fine. Cosa consente la condivisione del fine? Nel detto africano, il cibo, una esigenza cioè primaria di ogni essere umano. Ma se i fini possono essere tanti non tutti, tuttavia, sono immediatamente connessi a bisogni primari. Ora cosa determina la unitarietà del fine? Un elemento potrebbe essere l’interesse ma anche per esso un elemento lo precede: la comprensione e quindi la condivisione. Infatti anche un interesse di più persone si determina in fine unico laddove sia compreso e condiviso. Comprensione e condivisione tuttavia possono essere falsate e rese inani da ignoranza, fanatismo ed ambizione. L’impossibilità o la non volontà di comprensione, l’adesione acritica al pensiero altrui e la strumentalità a fini che escludono gli altri possono creare sia la non condivisone del fine sia l’impossibilità pratica di raggiungerlo. Verità ed apparenza si scontrano ed il tradimento ( tradere) ne è continua conferma. Ora potrebbe aprirsi, a mio sommesso avviso, la riflessione cui ci invita il nostro Gran Maestro. Mi fermo qui in attesa di nuovi interventi del nostro GM e dei tanti viandanti che come me in questo tempo buio seguono la Luce del pensiero.

  4. MMC

    Storia vera: un giorno, giocando a tennis, mi “insaccai” il dito anulare. Il medico lo “steccò”. Dopo trenta giorni il mio dito era perfetto, funzionale, come ogni dita della mia mani. Rimase un po’ storto. Il dottore mi disse, che qualora lo avessi voluto perfettamente dritto (e dunque in linea con gli altri) me lo avrebbe dovuto spezzare. Per poi ingessarlo forzando la nuova postura.

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