Lando Conti e le parole

Cari viaggiatori,
il 10 febbraio dell’86 le Brigate Rosse uccidevano Lando Conti, che era stato fino a pochi mesi prima sindaco di Firenze. L’assassinio arrivò dopo una campagna di odio alimentata da manifesti affissi sui muri della città in cui Lando Conti veniva definito “mercante d’armi”. Le parole, ieri come oggi, sono pietre. Fanno male, molto male. A 35 anni da quel drammatico 10 febbraio l’insegnamento che viene dal sacrificio di un uomo perbene è proprio questo: attenzione alle frasi che si pronunciano.
Buon viaggio

5 commenti a “Lando Conti e le parole

  1. Marcello Mersi

    Carissimo G.M., le parole molto spesso fanno più male di uno schiaffo! È un dato di fatto. La parola può ferire in modo devastante, può annichilire una persona e lasciare segni indelebili. Quindi è necessaria la massima attenzione e, spesso, sarebbe meglio tacere piuttosto che parlare a sproposito. Non per niente, da noi, il neofita prima di parlare deve osservare un percorso silenzioso, di solo ascolto che, però, sarà fondamentale per la sua formazione futura. L’uso della parola gli sarà concesso dopo un periodo piuttosto lungo di frequentazione in Loggia. Tornando a quello che Te ricordi in merito a Lando Conti c’è da dire che le affermazioni fatte nei sui confronti furono aberranti e particolarmente gravi, tanto gravi da spingere uomini malvagi a compiere l’azione che portò al gravissimo e sanguinoso attentato all’uomo politico. Parole come “pietre” : verità assoluta! Un abbraccio forte a Te e a tutti i Viaggiatori.

  2. Raffaele Macarone Palmieri

    Grazie, caro Stefano, per aver voluto ricordare Lando Conti, sindaco di Firenze, Massone e Uomo di alta levatura morale e intellettuale. Ebbi la fortuna di conoscerlo in una serata alla GM Italia, di cui mio suocero è stato Direttore Commerciale, perché Conti era anche concessionario Opel a Firenze. Erano amici personali, Lando e Aldo: ho memoria di una persona cordiale e gioviale, intelligente e arguta, stimato esponente politico laico, come il Gran Maestro dell’epoca. Ricordo ancora il grande dolore di mio suocero, alla notizia del suo vigliacco assassinio.
    ll tuo forte richiamo su questo blog ci deve indurre a stigmatizzare e a respingere con forza e costanza ogni tentativo messo in atto con intenzione malevola di offuscare, di annerire la reputazione di un’altra persona. Così fecero le BR dell’epoca con Lando Conti, con volgari accuse come quelle di traffico d’armi: la denigrazione che diventa diffamazione pubblica e come tale arma potentissima e infamante, macchia poi difficile da lavare.
    Peraltro noi Massoni sappiamo che tra i doveri dell’uomo, come ci viene richiesto al momento della nostra permanenza introspettiva nel Gabinetto di Riflessione, ci sono i doveri verso sé stesso perché in sé stesso l’uomo scopre cosa sia la personalità e l’umanità: i doveri verso sé stesso sono il fondamento dei doveri verso gli altri. Se disonoriamo noi stessi, con comportamenti non etici, rifiutiamo l’umanità e non siamo in grado di adempiere ai doveri verso gli altri che comprendono la dignità, la libertà e il rispetto. Tutti valori che, con la diffamazione, vengono meno.
    Ricordiamolo sempre, cari Viaggiatori.

  3. Ottavio Spolidoro

    La parola è d’argento, il silenzio è d’oro.
    Un uomo politico vive delle parole, e’ immerso nelle parole quelle con cui descrive la sua azione quelle che lo descrivono, quelle con cui, nel dibattito politico, critica l’azione degli altri e quelle che criticano la sua azione. Ma allora quali sono le parole che uccidono? Quelle che prescindono dal dialogo dal dibattito quelle che sentenziano. Un dito della mano alzato a sentenziare vita o morte senza averne titolo. Quelle frutto di una ragione ideologica totalizzante che non ammette scarto tra idea ed azione tra realtà e sforzo di comprensione della realtà. Se a Lando avessero chiesto di parlare con lui, lui avrebbe parlato, se gli avessero dato torto lui se lo sarebbe preso, se avesse avuto ragione avrebbe detto che aveva avuto ragione il sindaco di Firenze. Se avessero avuto prevalenza le parole del dialogo non avremmo perso Lando, Aldo e tanti come loro e ci sarebbe più Luce e sarebbe bellissimo.
    Grazie Stefano

  4. Pasquale Cerofolini

    Caro SGM Fr. Stefano ,
    Cari Viaggiatori ,

    la persona è nel suo quotidiano , costantemente presente , nel giardino del proprio pensiero e della parola .

    La ‘ parola ‘ altro non è che l’espressione del proprio pensiero , rivolta di volta in volta , a fatti , a persone , al vivere ed al partecipare della giornata .

    Quindi la ‘parola’ è l’espressione del proprio potere e della propria libertà , dipendente da Noi , nella raccomandazione ed attenzione nell’usarla , perchè probabile creatrice in buona fede o non , di una reazione Buona o Cattiva .

    La ‘parola’ è dono e condanna , correttamente da usare ; usare però nella correttezza e conoscenza leale , degli accadimenti per cui la esprimiamo , un’arma importante che se volutamente malgestita è capace di creare disastri terribili.

    La nostra scuola muratoria iniziatica , cosciente di questa forza costruttrice e distruttrice della ‘parola’ , al nostro voluto e desiderato arrivo , ci mette per prima cosa , immediatamente nella condizione di capire e conoscere ciò , in modo che possiamo ri-nascere nella consapevolezza dell’uso corretto della ‘stessa’ .

    In questo anno che ricorre il 700esimo anno della morte di Dante Alighieri , sollecitati ed incuriositi , dalla sua Commedia ed altro , credo che tutti Noi , se lo vogliamo , abbiamo una grande e meravigliosa possibilità scolastica , quella di ri-scoprire assieme al sommo poeta , la ‘bellezza pericolosa’ dell’uso della ‘ parola’ .

    TFA – Buon Viaggio .

    Fr. Pasquale Cerofolini – Logia Fenix 127 – Valle di Asunciòn – GL Simbòlìca del Paraguay –

  5. MMC

    Già, le parole sono anche fonte di fraintendimento. Esistono parole forti come pietre. E parole solo fastidiose. Alle prime, secondo me, bisogna dare battaglia, alle seconde rispondere con l’indifferenza; nella civiltà dell’uomo dove si pretende sempre empatia, ignorare il pettegolo velenoso è un’arma sempre molto efficace, perché in fondo, forse, egli chiede solo attenzione.

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