Quando crolla un ponte

Cari viaggiatori,

tra poche settimane il ponte Morandi sarà pronto e per Genova e l’Italia la riapertura  rappresenterà un momento di riscatto. Mentre si “rialza” il Morandi si affloscia il ponte sul Magra, ad Albiano, in provincia di Massa Carrara, in quel fazzoletto di terra toscana che sa un po’ di Emilia e un po’ di Liguria.

È andata bene. Poteva essere un’altra strage. Le autorità pubbliche si sono messe subito all’opera per realizzare “qualcosa” che unisca le due rive del fiume ma Albiano non è Genova e l’attenzione dell’opinione pubblica non sarà la stessa. Speriamo di sbagliarci. L’augurio è che il ponte sul Magra possa essere al più presto ricostruito per il bene di tutta la zona e come simbolo del desiderio di collegarsi agli altri.

Non è un bel segno quando crollano i ponti che testimoniano la volontà di unire, di collegare uomini e luoghi. Il ponte ci consente di passare da una parte all’altra per incontrare le persone, ma ci consente anche di tornare indietro, quindi rappresenta il libero arbitrio. “Tagliare i ponti”, come recita un vecchio detto popolare, non è un segnale positivo soprattutto in un momento come dove c’è bisogno di connessione di cuori e di energie.

Buon viaggio

6 commenti a “Quando crolla un ponte

  1. Lorenzo

    Una bella e stimolante riflessione.
    Il termine Pontefice, ora usato per indicare il Papa nasce ben prima della Chiesa Romana, ma dalla tradizione romana latina; pontem facere, colui che costruiva i ponti (col divino nello specifico).
    Ma senza voler esser complessi o cercare aspetti spirituali, come è stato scritto bene in questa riflessione, già nel linguaggio comune popolare il tagliare i ponti o costruire i ponti indica perfettamente un atteggiamento mentale, ancora prima che fisico, di ascolto o non ascolto dell’altro. Ho sempre pensato che sia meglio provare a costruire ponti che costruire muri.
    Grazie dello stimolo alla riflessione

  2. Ottavio Spolidoro

    Il ponte, il passaggio, l’andare ed il tornare: nel giorno di Pasqua.
    Ed allora vado a scomodare un grande Poeta Jorge Luis Borges in una magnifica e misteriosa poesia. Ogni parola che la compone infatti contiene un riferimento e questo ad un altro e poi un’altro ancora. Strade che si biforcano e labirinti . Buona lettura fratelli

    Giovanni, I,14
    Non sarà questa pagina enigma minore
    di quelle dei miei libri sacri
    o delle altre che ripetono bocche inconsapevoli,
    credendole d’un uomo, non già specchi
    oscuri dello Spirito.
    Io che sono l’E’, il Fu e il Sarà
    accondiscendo ancora al linguaggio
    che è tempo successivo è simbolo.

    (Tempo successivo è simbolo ….. Ed ora il capolavoro !!! )

    Chi giuoca con un bimbo giuoca con ciò che è
    prossimo e misterioso;
    io volli giocare coi Miei figli.
    Stetti fra loro con stupore e tenerezza.
    Per opera di un incantesimo
    nacqui stranamente da un ventre.
    Vissi stregato, prigioniero di un corpo
    e di un’umile anima.
    Conobbi la memoria,
    moneta che non è mai la medesima.
    Il timore conobbi e la speranza,
    questi due volti del dubbio futuro.
    Ed appresi la veglia, il sonno, i sogni,
    i tardi labirinti della mente,
    l’amicizia degli uomini,
    la misteriosa devozione dei cani.
    Fui amato, compreso, esaltato e sospeso ad una croce.
    Bevvi il calice fino alla feccia.
    Gli occhi Miei videro quel che ignoravano:
    la notte è le sue stelle.

    La potenza di questi versi è immensa. Il senso di meraviglia del Nazareno per il mondo. Borges declina Cristo in prima persona. Ma non basta continua perché ora passa agli oggetti umani e troppo umani della meraviglia. Mi chiedo sempre: ma come si può scrivere una poesia così…

    Conobbi ciò che è terso, ciò che è arido, quanto è dispari o
    scabro,
    il sapore del miele e della mela
    e l’acqua nella gola della sete,
    il peso d’un metallo sulla palma,
    la voce umana, il suono di passi sopra l’erba,
    l’odore della pioggia in Galilea,
    l’alto gridio degli uccelli.
    Ho conosciuto pure l’amarezza.
    Ho affidato quanto è da scrivere a un uomo qualsiasi;
    non sarà mai quello che voglio dire,
    ne sarà almeno un riflesso.
    Dalla Mia eternità cadono segni.
    Altri, non questi che è il suo amanuense, scriva l’opera.
    Domani sarò tigre fra le tigri
    e dirò la Mia legge nella selva,
    o un grande albero in Asia.

    Poteva fermarsi qui? Come chiudere una poesia così? Come osservare la perfezione del ponte attraversato? Siamo in buone mani fratelli ecco la conclusione straziante e profondissima ad un tempo sia per chi crede sia per chi non crede:

    Ricordo a volte con nostalgia l’odore
    di quella bottega di falegname.

    Grazie Gran Maestro

  3. Pasquale Cerofolini

    Caro SGM Stefano Bisi ,

    prima di tutto auguro una Felice Pasqua/dall’ebraico Pesach= Passaggio – Passare Oltre , e per mezzo di Te un augurio a tutti i Fratelli del GOI .

    Tua riflessione sul Simbolo e Parola ” PONTE ” , più che appropriato/a , nella giornata di oggi 12 aprile 2020 .

    La Pasqua/Pesach , sta a indicare un momento importante di collegamento tra 2 momenti ” scollegati ed insieme ” ; momenti che si presentano nella loro ‘unicità’ da ‘apparenti diversità’ , molto spesso nella vita , a cui dobbiamo particolare attenzione e comprensione .

    Il PONTE è l’INSIEME , terreno e non , senza il PONTE difficile , impossibile e complicato sarebbe lo “stare assieme” e “l’incontro” .

    Un abbraccio Tuo Fratello Pasquale Cerofolini

    – Logia Fenix 127
    – Valle di Asunciòn
    – GL Simbolica Paraguay/GLSP

  4. Giuliano Bertelli

    In Cavalleria il ‘pons subtilis’ era una prova che consisteva nel camminare sul taglio della lama. L’uomo di oggi vive sul filo del rasoio e spesso cade, senza superare le trappole umane. Quando un ponte cade, cadono tutti gli uomini ma la via verso il Bifrost è sempre visibile a chi ha occhi per sorgerla. Coraggio facciamo del nostro meglio.

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