Era un uomo a cui non piacevano “tanti discorsi” ma Luigi Vispi, il pediatra che ha cresciuto centinaia di bambini, merita di essere ricordato per gli immensi valori umani e professionali che ha trasmesso a chi ha avuto la fortuna di conoscerlo. Se n’è andato un anno fa, proprio il 24 giugno, dopo alcuni mesi di battaglia dura contro una malattia che ha combattuto con tutte le sue forze perché non voleva lasciare troppo presto i suoi familiari, i tanti cittini che i genitori gli portavano per trovare la cura giusta o avere qualche assicurazione sulla crescita. Sembrava rude come la sua barba incolta, di modi spicci ma se volevi un consiglio, un aiuto potevi rivolgerti a lui in qualsiasi momento. E spesso non c’era bisogno di chiamarlo perchè aveva intuito quello che era necessario fare per te e lo aveva già fatto. L’intuizione, la capacità di comprendere i bisogni dell’altro li aveva maturati in mezzo secolo di professione a contatto con i bambini. Era cresciuto alla scuola di Rodolfo Bracci, un maestro della neonatologia, e Luigi, arrivato all’università di Siena da Massa Marittima, aveva imparato così il bene il mestiere tanto da diventare un faro in questo settore. Era anche diventato primario ma a lui il titolo interessava poco o nulla perchè il suo lavoro era quello di stare a contatto con i bambini, curarli e aiutarli a crescere. Sapeva ascoltare le ansie di madri e padri. Se stavi con lui qualche ora il telefonino squillava in continuazione. Non aveva agende digitali ma nomi, cognomi, patologie dei bambini ce li aveva tutti in testa. Una volta, da un meccanico massetano per un guasto alla mia macchina, dissi che ero amico di Luigi e non mi fece pagare il conto: “Il dottor Vispi ha salvato mio figlio. Scoprì la cura giusta che in tanti, in tutta Italia, non avevano trovato”.
Sapeva come aiutare e sapeva come consolare. Sembrava crudo ma era solo una scudo che utilizzava quando non poteva dare buone notizie. Come quella che lo riguardava. Aspettò qualche giorno prima di dirla a pochi amici fidati ma alla fine della conversazione fu lui a consolarci e a trasmetterci ottimismo. Sapeva quello che da lì a qualche mese sarebbe avvenuto. E nel giorno di San Giovanni Battista, caro ai massoni perché nel 1717 nacque a Londra la gran loggia madre, Luigi se n’è andato. Era l’amatissimo presidente dei maestri venerabili della Toscana del Grande Oriente d’Italia, un incarico assolto fino all’ultimo nel migliore dei modi e senza ostentazione perchè Luigi era fatto così, poche chiacchiere e tanta generosità e affetto.
Ora il dottore dei cittini se n’è andato. E’ tornato a casa, a Massa Marittima, nel cimitero della città dove riposano il babbo, severo professore all’istituto industriale, e la mamma, storica farmacista. Se n’è andato a suo modo, senza arrecare fastidio. Ma era anche il “medico” di noi grandi perché a Luigi potevi confidare un segreto con la certezza che mai lo avrebbe utilizzato contro di te.
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Un commento a “Luigi Vispi, un anno fa”